15. Il ritorno di Zanzanu

IL RITORNO DI ZANZANU’ ( primavera 1615: il bandito e le sue donne)

 

Il ritorno di Zanzanù

Dopo l’esilio, trascorso al di là dei confini, Zanzanù, nella primavera del 1615, fece la sua nuova comparsa nei territori della Riviera. La sua presenza è registrata dagli allarmati dispacci del Provveditore ed ovviamente dalle parentele avversarie, che per lo più si ravvisano nel ceto dei notabili che gestivano i consigli delle comunità rivierasche. Dalle prime sentenze pronunciate contro di lui, si può comunque accertare come egli godesse ancora di un vasto e radicato consenso, che s’innervava in molti centri dell’Alta Riviera del Garda. Le due sentenze, allegate al dispaccio del Provveditore di Salò del 2 settembre 1615, costituiscono una testimonianza significativa del profondo radicamento che Zanzanù e la sua banda avevano nel territorio. Un radicamento tanto più significativo se si considera che tra i suoi fautori compaiono numerose donne.

 

INDICE

 

  1. Dispaccio del Provvediore della Riviera del 17 giugno 1615
  2. Il controllo del territorio (giugno 1615)
  3. Nella giurisdizione dei conti di Lodrone (giugno 1615)
  4. Sentieri e passi inaccessibili (giugno 1615)
  5. L’agguato (giugno 1615)
  6. Sentenza del 17 luglio 1615
  7. I fautori di Zanzanù
  8. Le infestazioni di Zanzanù (dicembre 1615)
  9. La qualità dei tempi presenti (dicembre 1615)

 

  1. Dispaccio del Provvediore della Riviera del 17 giugno 1615

 

Illustrissimi et eccelentissimi signori colendissimi

Zuanne Beatrice detto Zanon, famoso bandito, huomo di gran dipendenza in questa Riviera, sì per la sua parentela et amicitia, come per il timore che il popolo ha di lui, havendo altre volte infestato questo paese con la interfettione di molte persone et del signor Podestà bresciano, già alcuni giorni pratica publicamente nei communi della Riviera di sopra, accompagnato da altri banditi, andando a casa di questo et quello et volendo mangiare et bevere.

Et domenica 14 del mese passato fece prigione messer Giacomo Bianchi et messer Iseppo Gratiolo del commune di Gargnano, mercanti, ricchi, dando a cadaun di loro taglia di quantità di danari, i quali convennero promettergli, se ben liberatisi dalle sue mani non hanno voluto farglieli capitare.

Onde molti di questi fidelissimi sudditi convengono tratenersi nelle case loro, temendo che costui, solito commetter simili delitti, non li prividi vita, sì come ha minacciato alcuni.

Inteso ciò et il giudicio universale che egli sia venuto nel paese per svaliggiare mercanti, i quali concorreranno alla fiera, che si farà il giorno di san Giovanni prossimo a Trento, svaligiati da lui un’altra volta in detto giorno, ho dato ordine agli hosti che ne facciano avisati tutti li mercanti che capitassero alle loro hosterie et immediate ho applicato l’animo alla sua estirpatione.

Ma non havendo forze non ho potuto effettuarlo. Ho bene mandato il mio cavalliero con li suoi huomini, i quali sono pochissimi et quattro capelletti in quei communi per ovviare che non succedano maggiori mali et subito ho scritto a sua eccellenza, supplicandolo che si compiaccia di mandarmi o capelletti o corsi, perché la temerità di costui, essercitata con tanto sprezzo della publica dignità et con perturbatione della quiete che godeva questo povero popolo resti depressa.

Ho voluto perciò riverentemente rappresentarlo a vostre eccellenze, alle quali non resterò di dire che io ne formo il processo, nè per esatta diligenza si può venir in luce dei compagni di esso Zuanne, nè da chisia ricettato per li rispetti che le ho narrati, ma se a testimoni fosse promessa la segretezza et il processo si formasse coll’auttorità et rito di quell’eccelso Consiglio, mi persuado che se ne potrebbe venir in cognitione. Gratie.

Di Salò, li 17 giugno 1615

Marco Barbarigo

Proveditor e Capitano con giuramento et di mano propria.

  1. Il controllo del territorio (giugno 1615)

 

Serenissimo Prencipe

Questa povera Riviera per adietro infestata da Zuanne Beatris detto Zanon , famosissimo bandito per diversi delitti di furti, morte d’huomini et specialmente del signor Podestà bresciano già alcuni anni interfetto nela chiesa della pieve di questa terra, ricovrato nella città di Parma, ove è assicurato dal duca, mentre che godeva una estraordinaria quiete e tranquilità, per esser stati da me affatto estirpati tutti quelli sicarii che la travagliavano, hora è di nuovo grandemente infestata da esso Zuanne, accompagnato da altri banditi, il quale non solamente con sprezzo della publica dignità et della giustitia camina publicamente per le piazze delle terre et va alle case di questo et di quello, facendosi dar da mangiar et bever, ma anco si ha fatto lecito domenica 14 del mese presente di far prigioni messer Giacomo Bianchi et messer Iseppo Gratioli del commune di Gargnano, mercanti, ricchi, havendo loro data taglia di gran quantità di danari; i quali seben sono stati necessitati promettergli, tuttavia, liberatisi dalle sue mani, non hanno voluto farglieli capitar. Onde molti di questi poveri sudditi, intimoriti dalle minaccie fatte da esso Zuanne ad alcuni di privarli di vita et dall’esempio che hanno proposto avanti gli occhi di correr rischio di esser certamente fatti prigioni et svaligiati, alcuni di essi non ardiscono uscir di casa et altri abbandonando il proprio nido, si sono assentati dalle loro terre, con grave danno delle famiglie loro. Laonde, per conservatione della quiete et libertà di questi popoli ho applicato l’animo alla estirpatione sua et de compagni et anco al castigo de’ suoi recettatori et fomentatori; havendo egli gran dipendenza di parentela et amicitia nelli communi della Riviera di sopra, ove pratica, ma non havendo io forze non ho potuto immediate effettuarlo, seben ho posto il mio cavaliero con li suoi huomini, che sono pochissimi, et quattro capelletti nelli luochi stimati da me più pericolosi, affinché ovviano che non succedano maggiori mali et non svaliggi li mercanti che concorrono a Trento per la fiera di San Giovanni prossimo, al qual effetto è universal opinione che egli possa esser venuto in questo paese, poiché un’altra volta in tal giorno commesse l’istesso svaligio.

Il che ho riverentemente significato all’eccelso Consiglio di dieci, havendoli dato notitia che io ne formo diligente processo et starò attendendo quello che mi sarà commesso dall’eccellenze vostre; et subito ho scritto all’eccelentissimo signor Provveditor generale che si compiacci di mandarmi o corsi o capelletti et hoggi mi ha inviato il colonello Ornano con cinquanta de’ suoi soldati, i quali dovendosi ponere nelli communi ove pratica esso Zuanne, da quali è fomentato et spallegiato, perché segua o la captura o la morte di così scelerata et siccaria persona, sì come invigilerò con ogni spirito per liberar questa Patria da tali infestationi, stimo espedire al publico servitio che siano anco da essi soli et non da tutta la Riviera spesati conforme all’ordine della banca, acciò astretti dalle spese che conveniranno far, siano necessitati di perseguitarlo, altrimenti non trovo rimedio opportuno per la sua estripatione, la quale reputo difficilissima per la difficoltà del sito et delli passi inaccessibili, de quali egli ha ottima pratica.

Et di questo mio pensiero ho anco data notitia a sua eccellenza, acciò mi commandi quello che io debbo fare, che sarà da me puntualmente esequito.

Nei confini arciducali non vi è altra novità se non che a 9 del presente si fece la mostra in Trento de soldati delle nuove ordinanze di quel vescovato et a 10 giorni dalla corte dell’Arciduca il conte Giovanni Vincenzo d’Arco disgustato per haver convenuto accettar otto o dieci soldati alemani nel suo castello, sebene pagati da S. A. Il signor colonello Madruzzo si trova a Guargnano, vicino a Riva, ove si dice che non ritornerà per questa estate, ma lascierà il governo di quella Rocca et di quel bastione al conte Ferdinando. Gratie.

Di Salò li 20 giugno 1615

Marco Barbarigo Proveditor e Capitano

(Senato, Rettori, Dispacci bressa e Bressan, filza 15)

  1. Nella giurisdizione dei conti di Lodrone (giugno 1615)

 

Serenissimo Prencipe

A 20 del mese presente l’illustrissimo signor Capitano di Brescia mi inviò di ordine di sua eccellenza il resto della compagnia del colonello Ornano, la quale ho divisa nelle terre più frequentate da Zuanne Zanon, havendo dato ordine ad esso colonello che custodisca quelli passi del continuo, per ovviare all’infestationi di costui, le quali sempre si vanno facendo maggiori per le taglie che va mettendo alle persone più ricche di questa Riviera. Doppo che egli ha sentito queste provisioni si è ritirato nelle montagne et in questo punto ho presentito che essendo capitato nella Val di Vestin giurisdittione de signori conti di Lodrone, habbia fatti prigioni due preti di quella valle et messagli grossa taglia conducendoli seco.

Ho immediate inviate lettere ad essi signori conti, dicendoli che ancor essi nella sua giurisdittione procurino di snidarlo, acciò che si veda la sua destruttione. Pensavo anco all’aggiongerli che io haverei mandati li corsi in caso che fossi stato necessitato percorrer in quel suo territorio, se però essi se ne havessero contantati, ma non ho voluto fare senza ordine della Serenità Vostra o dell’eccelentissimo signor Provveditor Generale, accioché no nasesse qualche alteratione in questi confini arciducali, benissimo muniti di armi et di gente; et che vivono in grandissima gelosia, nelli quali non si tiene altro d’avantaggio al scritto, se non che l’Arciduca ha voluto che siano ricevute tutte le armi, non ostante la resistenza che facevano quelli del suo stato di non pagarle et che continuano nella diligenza della scielta degli huomini da fattione. Gratie.

Di Salò, li 24 giugno 1615.

Marco Barbarigo Proveditor e Capitano.

(Senato, Rettori, Dispacci Bressa e Bressan, filza 15)

  1. Sentieri e passi inaccessibili (giugno 1615)

Serenissimo Prencipe

L’eccelentissimo signor Proveditor Generale inviò a me a 24 del presente il capitano Michiel Rhenesi con la sua compagnia de capelletti per provedere all’infestatione di Zuanne Zanon in questa Riviera. Onde immediatamente lo ho inviato appresso li ordini che li ho dati al colonello Ornano, che si trova a Gargnano, acciò che abboccandosi insieme più facilmente si possa attendere alla sua estirpatione, del quale non si intende altro d’avantaggio se non il svaliggio di due mercanti che andavano alla fiera di Trento nella giurisdittione delli conti di Lodrone, vicino alli confini di questa Riviera, sopra le montagne della quale si va tratenendo, scorrendo da esse nella giurisdittione di Lodrone per sentieri et passi difficilissimi et inaccessibili, ma però rondati del continuo da corsi et capelletti, anco questi senza cavalli, per vedere se si possono incontrare in qualche buona fortuna.

Il luocotenente delli conti di Lodrone per ritrovarsi tutti essi all’imperatore, ha risposto alla mia lettera che ha dato buoni ordini nella sua giurisdittione; che userà ogni diligenza per la estirpatione di questi tristi et che haverebbe dato immediatamente conto ad essi conti di questo negocio. Il medesimo mi ha avisato di fare il colonello Madruzzo, invitato dalle lettere dell’eccelentissimo signor Generale et mie. Delle cose di sopra si ha che nelle fucine sopra il contado di Lodrone si fabrica molta quantità di balle di artiglieria et che l’Arciduca habbia data commissione in tutto il Tirolo dove sono boschi sopra le strade che vengano in Italia, che siano tagliati per trentasei passa a dentro et che le ciese [siepi] non siano lasciate alte più di quattro piede. Il che si va essequendo dicendosi che havessero da venir soldati nelli villagi alli confini della Serenissima Republica. Gratie.

Di Salò, li 26 giugno 1615

Marco Barbarigo Proveditor e Capitano

(Senato, Rettori, Dispacci Bressa e Bressan, filza 15)

 

  1. L’agguato (giugno 1615)

 

Serenissimo Prencipe

Hoggi circa le due hore del giorno una banda de soldati capelletti si è incontrata in Zuanne Zanon et compagni, i quali erano nel commune di Anno, ove sogliono praticare, et immediateesso Zuanne gli ha fatta una imboscata, ferendo con due archibusate il luogotenente del Governator Vucocrutt, con pericolo di morte; et essi soldati si sono posti a perseguitarli sbarando loro diverse archibusate, delle quali non si può sapere se alcuno di essi banditi sia restatto colpito, per essersi dati alla fuga nei boschi ivi vicini. Gratie.

Di Salò, li 27 giugno 1615

Marco Barbarigo Proveditor e Capitano

(Senato, Rettori, Dispacci Bressa e Bressan, filza 15)

  1. Sentenza del 17 luglio 1615

Questa e la successiva sentenza del 17 agosto 1615 aprono uno squarcio interessante sulla rete di protezione offerta a Zanzanù poco dopo il suo ritorno. Il Tribunale di Salò, insignito dell’autorità delegata del Consiglio dei dieci, procedette in due riprese contro i sostenitori e complici di Zanzanù. La prima sentenza, del 17 luglio 1615, fu pronunciata contro le persone latitanti, che vennero bandite da tutto lo stato. La seconda (vedi il successivo punto 3) abbracciò invece le persone arrestate, oppure presentate. L’azione repressiva denota chiaramente come la rete di protezione fosse, da un lato, rivolta a sostenere spontaneamente Zanzanù nel suo tentativo di muoversi nel territorio dell’Alta Riviera; e, dall’altro, le persone coinvolte (presumibilmente appartenenti ai ceti più umili), suggeriscono come questa stessa rete di protezione si muovesse, quantomeno direttamente, al di fuori della faida che nel primo decennio del Seicento vide il bandito come un diretto protagonista.

Nel nome del signor Dio

Noi Marco Barbarigo per la Serenissima Signoria di Venetia Proveditor di Salò et Capitano della Riviera, giudice delegato insieme con l’eccelentissimo signor Protasio Caimo cavalier, giudice nostro del maleficio, dall’eccelso Consiglio de dieci con l’auttorità et rito di esso eccelso Consiglio, come appar dalle lettere ducali di 26 giugno prossimamente passato, volendo devenire all’espeditione delli infrascitti rei, sedendo in questo luoco dell’arengo, premesso il suono della campana et delle trombette, dicemo, sententiamo et condanamo.

Zuane Beatrice detto Zanon da Gargnano, bandito de più bandi di tutte terre et luochi di questo Serenissimo Dominio.

Uno detto il Peota da Brenzon territorio Veronese, similmente bandito di tutte le terre et luochi di questo Serenissimo Dominio.

Bortholamio Fuppa da Fornigo.

Domenego figliolo de Zorzi Luchesino detto Patuzzello da Boaigo.

Lodovigo Spagnolo, marangon da folli, habitante a Laino.

Bortholamio Ranale detto il Lescio da Ticino

Veronica relicta quondam Marcolin Rubin da Gargnano

Lucia moglie di Chiereghin Combon da Gargnano et

Giacomodel quondam Zuane de Rossi da Castion bergamasco, solito habitare in questa Riviera nella cassina nel luoco detto il corpaione della degagna.

Controli quali et cadaun di loro è stato proceduto per noi con l’auttorità et rito di esso eccelso Consiglio in virtù della predetta delegatione, per quello che detto Zuane et il Peota siano stati così arditi et temerari che contrafacendo i loro bandi, accompagnati da altri finhora incogniti alla giustitia, siano venuti in questa Riviera et habbiano commesse diverse scelerate infestationi et spetialmente habbiano fatti prigioni d. Giacomo Bianchi da villa di Gargnano il giorno di domenica 14 del mese di giugno passato et d. Gioseffo Gratiolo di Viavedro il dì 12 dell’istesso mese, mettendo loro grossa taglia di denari et siano entrati in casa de Terin Ronderin della terra di Aer commun di Tignale la sera di 9 del mese predetto facendosi dare da mangiare et bever et poi scudi sessanta con minaccia di privarlo di vita. Havendosi ancco fatto dar da diversi altri da mangiar et bever per forza.

Et aggiongendo male a male et continuando nelle solite sue sceleratezze, anco contro li ministri della giustitia, siano stati tanto arditi et temerari di mettersi in insidie insieme con con li compagni nel luoco detto il Carpaione, commun della Degagna, per dove havevano da passare alcuni soldati capelletti et contra essi sbarar diverse archibugiate, nelle quali restò ferito di tre mortali ferite il strenuo Zuane Cretaloro luocotenente, caminando in oltre insieme con li compagni armati diarchibugi longhi et curti, publicamente per questa Riviera con terrore et scandolo universale et con sprezzo et vilipendio della giustitia.

Bortolamio Fuppa

Domenego

Perché, nonostante li bandi di detto Zuane, per li quali è fatto nemico del Prencipe, si hanno con ardir scelerato fatto lecito di alloggiar diverse volte in casa detto Zuane et compagni, favorendolo et dandoli spalle et aiuto, facendolo più ardito a commetter le scelleraggini soprascritte et in particolare Domenego, accompagnandolo in diversiluochi di questa Riviera, armato d’archibugio longo et curto.

Lodovico

Bartholomeo Ranale

Perquello che essendo essi molto intrinseci di detto Zuane, li servono per spie, avvisandolo di tutto quello che si opera contro di lui, così dalli ministri della giustitia, come dalli communi, tradendo il publico interesse per favorirlo, tutto che sia bandito et in disgratia di Sua Serenità, dandogli in tal maniera più sicurezza per poter commetteredelitti enormi, contro li habitanti in questa Riviera.

Veronica

Lucia

Per essere state così ardite et temerarie di partirsi dalle proprie case et andar a rallegrarsi con detto Zanone della sua venuta dentro li confini, nel luoco di san Martin territorio di Gargnan, toccandoli lamano et facendogli diverse accoglienze, non ostante che sappiano lui esser bandito et infestar questa Riviera con diverse sceleratezze.

Giacomo

Perché sia stato di tanto ardir et temerità di recettar in casa detto Zuane et li compagni il dì 27 giugno passato, dando loro da mangiare et, aggiongendo male a male, essendo sopragionti li soldati capelletti, che perseguitavano essi banditi, habbia operato che fuggissero da la sua cassina, occultando poi ad essi soldati che detto Zanone et li compagni fossero stati ivi. Il che è stata causa che detti cappelletti siano capitati nelle insidie tesegli da esso Zanone et compagni, dalli quali essendo state contra loro sbarrate diverse archibugiate restò mortalmente ferito da esse il strenuo Zuane Creta loro luocotenente.

Commettendo tutti li predetti inquisiti et cadaun di essi le cose predette respettivamente scientemente, dolosamente, con sprezzo et vilipendio della giustitia, tradendo li publici ministri,con scandalo universale et contra le parti dell’eccelso Consiglio di dieci et con quelli altri mali modi, espressioni, qualità che in processo apparono.

Per il che, di ordine nostro proclamati a queste prigioni, parte sotto li 4 et parte sotto li 8 di luglio instante in termine di giorni otto, dopo haver havuto anco alcuno di essi termini, non hanno curato comparere, restando contumaci, come tuttavia si trovano, la qual contumacia li rende maggiormente colpevoli.

Però devenendo alla loro espeditione, acciò la pena serva loro per castigo et esempio altrui, dicemo, sententiamo et condanniamo:

Zuane Zanon et

Il Peota sopradetti

Che siano perpetuamente banditi di Salò, Riviera et di tutte le altre città et luochi del Serenissimo Dominio, terrestri et maritimi, navilii armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado. Et se in alcun tempo, rotti li confini, veniranno nelle forze, sia condotto cadauno di loro ne luoco solito della giustitia, ove per il ministro di quella, sopra un eminente solaro, gli sia tagliata la teste, sì che resti separata dal busto et muora. Et il suo cadavere sia fatto in quattro quarti, qual siano appesi sopra le forche al luoco solito et ivi star debbano sino alla loro consumatione, con taglia alli captori de lire mille de piccoli de loro beni, anco per cinquanta miglia in terre aliene, quali tutti et di cadauna sorte siano et si intendino confiscati, se ne saranno, se non nelli danari della Serenissima Signoria, applicati alle taglie, per haver contrafatto li loro bandi venendo ad infestare questa Riviera, havendo fatti prigioni il Bianchi et Gratioli et messa loro taglia, estorti danari a forza da diversi et altre sceleratezze, come in processo et nelle spese.

Bartholomio Fuppa et

Domenego Patuzello sopradetti

Siano perpetuamente banditi da Salò, Riviera et di tutte le altre città, terre et luochi del Serenissimo Dominio, terrestri et maritimi, navili armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado. Et se in alcun tempo, rotti li confini alcun di loro venirà nelle forze, sia condotto al luoco solito della giustitia, ove per il ministro di quella, sopra un eminente forca sia impiccato per la gola sì che muora, con taglia alli captori de lire ottocento de piccoli delli loro beni, quali tutti et di cadauna sorte siano et s’intendano confiscati, se nesaranno, se non delli denari della Serenissima Signoria deputati alle taglie.

Per haver ricettato, dato aiuto et favore, et anco Dominico, accompagnato per questa Riviera armato d’archibusi longhi et curti Zuane Zanon, bandito mentre infestasse questa Riviera, con diverse scelleratezze,come in processo et nelle spese.

Lodovico et

Bortholamio Rana

Li sopradetti siano banditi di Salò et riviera et di tutte le altre città,terre et luoghi del Serenissimo Dominio, terrestri et marittimi, navilii armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado, per anni vinti continui per cadauno, nel qual tempo se alcun di loro, rotti li confini, venirà nelle forze, sia mandato a servir sopra le galere di condennati per huomo da remo, con li ferri a piedi per anni sette continui. Et in caso d’inhabilità stia in preggion serrato peranni tre et poi ritorni al bando sopradetto, qual allhora gli habbi aprencipiare et questo tante volte quante contrafarà, con taglia allicaptori de lire trecento delli loro beni se ne saranno, se non dellidenari della Serenissima Signoria deputadi alle taglie, per haver favorito et servito per spia Zuane Zanon bandito, mentre infestasse questa Riviera, ex arbitrio et nelle spese.

Veronica et

Lucia sopradette

Siano cadauna di loro bandite di Salò et Riviera per anni doi, nel qual tempo se rotti li confini alcuna di essa venerà nelle forze, stia in preggion serrata per mesi quattro et poi ritorni al bando sopradetto et questo tante volte quante contrafarà, con taglia alli captori de lirecinquanta de piccoli per cadauna delli loro beni se ne saranno, se nonetc. Per ogni loro eccesso, come in processo ex arbitrio et nelle spese.

Giacomo di Rossi

Sia perpetuamente bandito di Salò, Riviera et di tutte le altre città, terre et luochi del Serenissimo Dominio, terrestri et maritimi, navilii armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado. Et se in alcun tempo, rotti li confini venirà nelle forze sia condotto alluoco solito della giustitia, ove per il ministro di quella sopra un’eminente forcha sia impiccato per la gola sì che muora, con taglia alli captori de lire ottocento delli suoi beni, quali tutti s’intendano confiscati se ne saranno, se non delli denari della Serenissima Signoria deputadi alle taglie.

Perhaver ricettato in casa Zuane Zanon bandito et compagni, occultandolo dalli soldati capelletti et lasciato che essi soldati capelletti senza avisarli capitassero nelle insidie d’esso Zanon, come in processo et nelle spese.

Die veneris 17 mensis iulii 1615

Publicatein Salodio, sub lodia magna palatii, loco solito per suprascriptummagnificum d. Provisorem et Capitaneum sedentem pro tribunali una cumexcellentissimum d. iudice Malleficiorum, premisso sono campane etduarum tubarum…

  1. I fautori di Zanzanù

Lo stesso 17 agosto 1615 il Provveditore di Salò pronunciò un’altra sentenza provvista dell’autorità delegata dal Consiglio dei dieci conil rito inquisitorio:

Zorzi Patuzello da Boiago
Michel Dallera da Formaga
Benvenuto Spagnolo e
Domenega sua moglie da Olzano, commun di Tignale
Bernardin Colino detto Baiarole da Gargnano
Antonio Salamonin da Liano
Antonio More da Boiago
Zuan Maria Scarper da Secina
Antonio Bianchin da Muslone
Domenego Scaramuzza da Gargnano
Bon Traina da Gargnano overo da Boiago
Zuane Fuppa da Fornigo
Uno detto il Bertanza, habita a Secina
Uno detto il Trebiolo, sta nelli folli di Laino
Donato Samuel da Villa di Gargnano
Nassimben Rozza habitante in Maderno
Gerolimo Iorio detto Marcolino da Gargnano
Bon Brusaferro da Boiago
Damian Tripera da Olzano comun di Tignale
Margarita Lima de Gargnano
Anzola moglie de Domenego Tamagnino da Gargnano
Zannetto quondam Innocente Domaneghetto della Degagna
Andrea Beltrame da Carpaion et
Marcantonio quondam Battista Dagnera da Lonado

Contro li quali et cadauno di loro è stato per noi proceduto con l’auttorità et ritto d’esso eccelso Consiglio in virtù della predettadelegatione, cioè contro

Zorzi Patuzzetto
Michel Dalera
Benvenuto Spagnolo
Domenega sua moglie et
Zuane Fuppa

Perché, non ostante li bandi di Zuane Zanon per li quali è fatto inimico del prencipe si siano con ardir scelerato fatto lecito d’alloggiar in casa diverse volte detto Zuane Zanon et compagni favorendoli et in tal modo dandohli spalle et agiuto a commetter molte scelerità, come si leggein processo et in particolare ultimamente che è capitato in questa Riviera, sumministrandolo anco li detti Benvenuto Spagnolo et Domenega sua moglie da magnare et bevere in campagna.

Bernardin Collino, retento, perché non ostante che fosse vice console et che doveva mentre sapeva o intendeva che detto Zanone fosse nel suo commune per il carico sudetto procurar di farlo capitar nelle mani della giustitia in preiudicio universale senza timor della giustitia, gli servisse per spia, avisandolo di tutto quello si operava contro detto Zanon, così dalli ministri della giustitia, come dalli communi, tradendo il publico interesse per favorirlo, tutto che sapesse quello esser bandito et in disgratia di SuaSerenità, dandogli in tal maniera più sicurezza a poter commetter delitti enormi contro li habitanti in questa Riviera, come in processo.

Antonio Salamonin
Antonio More
Zuan maria Scarper
Antonio Bianchin
Dominico Scaramuzza
Bon Traina
Damian tripera
Il Bertanza
Il Trebiolo
Donato Samuel
Nassinben Rozza
Bon Brusaferro

Perché servissero per spie al detto Zanonne mentre infestasse questa Riviera, et lo favorissero non ostante che sia bandito et che sapessero lui essere in disgratia di Sua Serenità, contro l’intentione publica et in pregiudicio degli habitanti in questa Riviera,

Il Marcolino
Margherita Lima
Anzolina Tamagnina

Per esser state così ardite di partirsi dalle proprie case et andar a rallegrarsi con detto Zuane Zanon della sua venuta dentro li confini nel luoco di San Martino territorio di Gargnano, toccandoli la mano, nonostante sapessero lui esser bandito et esser solito ad infestar questa Riviera.

Zanetto quondam Innocente Domaneghetti
Andrea Beltrame da Carpaion
Marcantonio quondam battista Daghera da Lonado

Retenti cadauno di essi di ordine nostro, Zanetto perché sia stato di tanto ardire et temerità d’occultar alli soldati cappelletti Zuane Zanon bandito et compagni, mentre fossero seguitati da essi soldati cappelletti quando capitorono alla cascina di carpaion, il che causò non solo che essi soldati cappelletti non potero coglier esso Zanon et compagni, come gli succedeva s’erano avisati li cappelletti, ma lasciar anco che essi soldati cappelleti capitassero nell’insidie d’esso Zanonet compagni, da quali furono sbarrate diverse archibugiate, restando mortalmente ferito da esse il strenuo Zuane Creta luogotenente delli sudetti soldati cappelletti.

Andrea et Marcantonio perché non dicessero alli soldati capelletti d’haver veduto il sudetto Zuane Zanon bandito et compagni et come in processo più diffusamente si legge.

Commettendo tutti li predetti et cadauno di essi così inquisiti come retenti le cose predette respectivamente, scientemente,dolosamente, in sprezzo et vilipendio della giustitia, contro le parti dell’eccelso Consiglio di dieci et con quelli altri mali modi et pessime qualità che in processo apparono. I quali, tutti inquesiti, di ordine nostrosotto li 4 luio passato, eccetto Bernardino Colino, Zuane Fuppa, Zanetto Domeneghetti, Andrea Beltrame et Marcantonio Daghera, che furono retenti, proclamati comparsero, onde costituiti ad offesa et diffesa, conforme l’ordine del ritto del eccelso Consiglio de dieci sodetto et essaminati li testimoni per cadauno di essi nominati sopra le particole introdotte a loro diffesa et finalmente havendo cadauno di loro detto quanto gli è parso et renuntiato alle difese, facendo instanza per la loro ispeditione, havendo noi veduto tutto il processo, così ad offesa come a difesa formato et il tutto maturamente considerato, venendo alla loro ispeditione, dicemo et sententiemo:

Giorgio Patucello
Michele Dallera

siano condannati che star debba cadauno di loro per anno uno continuo in preggion serrata, dalla quale se nel detto tempo in qual si voglia modo fugiranno, siano et si intendano banditi da Salò, Riviera et di tutte le altre città, terre et luochi del Serenissimo Dominio, terrestri et maritimi,navili armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado per anni dieci et se in detto tempo, rotti li confini alcun di loro venirà nelle forze stia di novo anno uno continuo in preggion serrata et poi ritorni al bando predetto, qual allhora gli habbia a principiare et questo tante volte quanto contrafarà, con taglia alli captori de lire tresento de piccoli delli suoi benise ne saranno, se non delli denari della Serenissima Signoria deputati alletaglie.

Benevenuto Spagnolo, sia mandato a servir sopra le galere de condannati per huomo da remo con li ferri a’ piedi per anni quattro et in caso inhabilità stia in preggion serrata per anni tre, poi sia bandito di Salò,Riviera et de tutte le altre città, terre et luochi del Serenissimo Dominioterrestri et maritimi, navili armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado per anni quindeci, nel qual tempo se rotti li confini venirà nelle forze stia di novo in preggion serrata per anni tre et poi ritorni al bando predetto, qual allhora gli habbi a prencipiar et questo tante volte quante contrafarà, con taglia alli captori de lire quattro cento de piccoli delli suoi beni se ne saranno, se non delli denari della Serenissima Signoria deputati alle taglie.

Domenica, moglie d’esso Benvenuto Spagnolo, sia condannata che star debba in preggion serrata per anni tre, nel qual tempo essa, in qualsi voglia modo fugirà, sia et s’intenda bandita di Salò, Riviera et de tutte le altre città, terre et luochi del Serenissimo Dominio, navili armati et diasrmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado, per anni quindeci, nel qual tempo, se rotti li confini venirà nelle forze stia di novo in preggion serrata per detto tempo et poi ritorni al bando, qual allhora gli habbi a prencipiare et questo tante volte quante contrafarà, con taglia alli captori delire ducento delli suoi beni se ne saranno, se non delli denari deputadi alletaglie, per agiuto, favore et recettatione di Zuane Zanon bandito, mentre limesi passati ha infestato questa Riviera, ex inditiis come in processo.

Bernardino Colino detto Bagiarola, sia condannato che star debba in preggione serrata per anni cinque continui, nel qual tempo se da essa,in qual si voglia modo fugirà, sia bandito di Salò, Riviera et de tutte lealtre città, terre et luochi del serenissimo Dominio, terrestri et maritimi,navilii armati et disarmati et dell’inclita città di Venetia et Dogado per annivinti…; per haver fatto la spia a Zuane Zanon bandito, mentre infestasse limesi passati questa Riviera, non ostante che egli fosse Vice console nel commundi Gargnano, tradendo in tal maniera il publico interesse, come in processo. Ettutti li predetti nelle spese in solidum.

Antonio Salamonin
Antonio More
Zuan maria Scarper
Antonio Bianchini
Domenego Scaramuzza
Bon Traina

Stante la loro constantia nei tormenti siano per hora relasciati.

Zuane Fuppa
Il Bertanza
Il Tribiolo
Donato Samuele
Nassinben Rozza
Hieronimo Orio detto Marcolino
Bon Brusaferro
Damian Tripera
Margherita Lima
Anzola moglie di Domenego Tamagnino

Stante le loro diffese et cose come stanno in processo siano relassati.

Zanetto Domeneghetti

Sia condannato che star debba in pregion serrata per annidieci….; per haver occultato alli soldati capelletti la venuta di Zuane Zanon bandito et compagni nella cassina Corpaion et lasciato che essi soldati capelletti capitassero nelle insidie d’ezzo Zanon, come in processo et nellespese.

Andrea et
Marcantonio

Stabte le loro diffese siano rilasciati.

Die lune 17 mensis augusti 1615

…….

  1. Le infestazioni di Zanzanù (dicembre 1615)

Serenissimo Prencipe

Continuando io nel tener avvisata Vostra Serenità di tutto quello che stimo degno della intelligenza sua, debbo riverentemente dirle che oltre una esatta diligenza che io uso nel penetrar i motivi arciducali, ho anco mandato persone espresse et discrete a riveder tutti i communi di questa Riviera, confinanti con paesi arciducali, non solo per vedere le arme che in essi si trovano et quelli insieme che sono atti ad adoperarle, ma per tenerli eccitati a star vigilanti a quei passi per qualunque accidente che repentinamente potesse succedere.

Et perché è necessario somministrar loro delle armi et monitioni, non bastando li 400 soldati delle ordinanze, i quali sananno pronti ad ogni cenno, però resterà supplicata Vostra Serenità di commettere con ogni cellerità all’illustrissimo Capitano di Brescia che immediate mi mandi dosento archibusi et cento moschetti con conveniente polvere, balle et corda, de’ quali munitioni io ne farò haver particolar cura così nella distributione come perché sia fatta con ogni circonspettione, percioché se bene da questa parti per l’asprezza de’ luochi et angustezza de’ passi si può spèrare che non siano inferiti danni, tuttavia per qualunque accidente et occasione si deve esser preparati per non esser improvisamente prevenuti et in ogni evento far quella ressistenza che la necessità ricercasse, ritrovando io in tutte questi popoli gran prontezza nel spender la robba et vite in servicio di Vostra Serenità.

Et perché in questo punto vengo avvisato che per ordine del signor Madruccio, Capitan generale delle armi nel Tirolo, sono state date le municioni almeno per un mese a dieci mila fanti delli rollati, con commissione della vita di stare vigilanti et alertati, per moversi ad ogni commandamento. Nova che come ho stimata di non picciolo rilevo per le sue conseguenze, così ho voluto per staffetta farne subito significate Vostra Serenità et l’eccellenze vostre illustrissime, per loro particolar notitia, havendo io già rissoluto, valendomi del commandamento datomi dalal Serenità Vostra, di mandar queste ordinanze alli communi più vicini alle parti arciducali, non già per far alcuna novità, ma ben per esser pronti per opponere ad ogni incursione che potesse esser fatta. Et con questa occasione haverà Vostra Serenità qui aggionta una relatione particolare in proposito di questi finitimi arciducali, che le servirà per sua piena intelligenza et per espressione della mia diligenza, non pretermettendo io alcuna cosa per ben servirla.

Nè debbo tacere che quando dalla prudenza sua fosse fatta qualche provisione sopra questo lago, dal quale ne ha il dominio li illusrissimi signori di Verona et da quali mi persuado sia la Serenità Vostra avvisata di ogni particolare, tuttavia essendo peculiar professione mia, essibisco con ogni prontezza la persona mia per spenderla con ogni prontezza nel servicio delle cose sue.

Mi resta aggiongerle che quel Zuane Zanone famoso bandito è stato giovedì di notte 10 del mese presente a Gargnano, terra di questa Riviera et sua patria, con altri armati di arcobusi alle case di due fratelli Turelle suoi nemici et con petardi fatti di legno gettate giù le porte, non havendo però potuto far altro in esse per esser stati fugati da quelli del predetto commune et nella retirata hanno nella propria casa amazzato nella villa di Navazzo padre et figliolo et ferito l’altro fratello. Queste infestationi con perturbatione de’ sudditi non possono esser ripresse per non mi attrovare soldatesca cappelletta, nè corsa. Onde si degnerà Vostra Serenità dar anco in questo proposito quelli ordini che dalla singolar prudenza sua saran giudicati spedienti, assicurandola che ogni commandamento suo sarà da me con ogni esattissima diligenza essequito per ben servire a Vostra Serenità et alle eccellenze vostre signorie illustrissime. Gratie.

Di Salò li 12 dicembre 1615

Supplico Vostra Serenità dichiararne la volontà sua con che sorte di danaro deverò pagar i soldati delle ordinanze per l’effetto sodetto et quanto al giorno per cadauno, acciò sappia come governarmi. Aggiongendole de non esser degno alcun capo di guerra, fuori che il capitano sopra queste ordinanze, onde ho voluto far anco questo motivo a Vostra Serenità ad ogni buon fine.

Iseppo Michiel Proveditor et Capitano.

  1. La qualità dei tempi presenti (dicembre 1615)

Serenissimo Principe

Sono ritornati quelli che io per particolar servitio di Vostra Serenità mandai, come le ho riverentemente signficato, a riveder li passi, l’armi, gli huomini et quanto ho stimato bisognare di saperne a confini di questa Riviera con Arciducali et mi hanno portata in rellattione un’esatta informatione di tutti li particolari sudditi, la quale invi qui in allegato alle eccellenze vostre, acciò possano haver sopra di essa quella consideratione che parerà alla molto loro prudenza.

 Mi dicono anco questi che tutti li sudditi di Vostra Serenità a sudetti confini come sono ottimamente confirmati di continuatissima fede et devotione verso di lei, così bramano d’esser soccorsi d’armi et monitioni per poter in ogni evento essercitarsi nel particolar servitio della Serenità Vostra.

 Le cernide che io ho voluto rassegnare et che come dissi nelle passate mie rittrovarsi qui per mandar li soldati alli communi più vicini alle parti arciducali sono state da me trattenute in questa terra per tre giorni, nel qual tempo essendo sopragionte nevi sopra i monti, che da se stesse, per li avisi che tengo, diffendono parte delli passi et in tanto capitati anco li soggetti da me inviati come di sopra, che mi rifferivano la prontezza de’ sudditi nelli communi di Vostra Serenità et considerando io esser anco bene haver precedentemente l’ordine di lei circa il pagar questi soldati, ho stimato di licenziar esse ordinanze per hora, doppo haver di esse fatta mostra generale et attendere in quello mentre li commandamenti di Vostra Serenità et delle eccellenze vostre circa il pagar tali militie in ogni evvento che occoresse moverla in caso che le nevi si liquefassero et li sospetti andassero continando a’ confini.

 Mi occorre aggiongere che nel porto di Toscolano, in una barca che ivi s’attrovava martedì notte, furono svalliggiati alcuni mercanti da genti incognite et levato loro 200 ducati. Et nella villa di Tremosigno, pur di questa Riviera, sono stati fuoriusciti alle case de diversi et hanno asportato tutti li mobili.

 Questi delitti rappresentati da me nell’eccelso Consiglio di dieci, ho voluto in conformità significarli riverentemente alle eccellenze vostre, perché, attrovandosi qui in Riviera quel Zannone famoso bandito et essendo tali delitti commessi, come si crede, da lui et da altri satelliti et sicarii che ha seco; et stimando io che convenga alla qualità de tempi presenti et all’amore che Vostra Serenità paternamente porta a questi suoi sudditi, che qui sia sommamente necessario alcuna proviggione di militia, ho stimato darne di ciò riverente conto acciò che possa (così parendole) haver sopra di ciò quel pensiero che possi raffrenare et impedir maggiori et più importanti inconvenienti. Gratie.

Di Salò li 16 dicembre 1615.

Iseppo Michiel proveditor et Capitano.

In allegato relazione.