13.2 La morte di Eliseo Baruffaldo

Eliseo Baruffaldo

Eliseo Baruffaldo e Giovan Pietro Sette detto Pelizzaro erano due dei compagni di Giovanni Beatrice. Si uniscono a lui, pur non banditi, nelle numerose azioni di ritorsione che il fuorilegge avvia sin dall’estate del 1605 per vendicare la morte del padre. Su di loro si veda il capitolo Nascita di un fuorilegge. Eliseo, insieme al fratello Teodoro, nell’aprile del 1603 uccide il bandito Giacomo Sette detto il Chierico (per vendicare a sua volta l’uccisione dei tre fratelli uccisi dal Chierico). La loro latitanza è dunque breve. Nelle sentenze pronunciate contro Zanzanù sono sempre accostati a lui e allo zio Giovan Francesco Beatrice. Tra il 10 e l’11 novembre del 1606 sono però soli (con Giacomino Pelizzaro, fratello di Zuan Piero) e vengono accerchiati da gruppi di cacciatori di taglie guidati nei monti dell’Alto Garda da due o tre  pericolosi sicari. Tutta l’operazione è però diretta dal Provveditore generale in Terraferma Benetto Moro, il quale, in tutta segretezza convoca segretamente a Verona i nemici della banda Zannoni e concede il salvacondotto ai tre sicari (provvedendoli di armi e denaro) perché si uniscano a loro in una vera e propria caccia all’uomo. Una caccia all’uomo che sembra pure essere finanziata da alcuni mercanti di Desenzano e di Salò (tra cui Alberghino Alberghini) che volevano evidentemente chiudere i conti con la banda Zannoni. La vicenda e i suoi presupposti sono analiticamente descritti nel capitolo Nascita di un fuorilegge.

Il processo istruito dall’avvocato (interveniente) dei due cacciatori di taglie (Orazio Balino e Giovan Battista Duse) si costituisce secondo le modalità previste dalle leggi bannitorie. La sua articolazione rinvia alla caccia avvenuta nei giorni precedenti con l’uccisione dei due banditi e con la loro decollazione che viene effettuata alla presenza di testimoni. Il processo non si articola nei consueti capitoli sui quali poter far esaminare i testimoni che li possano comprovare, come avviene in altri casi del genere. L’interveniente Celio Alchieri nella sua supplica afferma come i due richiedenti abbiano dato la caccia ai banditi e li abbiano uccisi in due località diverse. E presentando le loro teste chiede siano riconosciute da testimoni (che evidentemente vengono presentati dagli stessi interessati) e che sia dimostrato come, dove e da chi siano stati uccisi. I due cacciatori di taglie chiedono inoltre di ottenere in cambio la liberazione dal loro bando.

Il processo è dunque articolato secondo ritualità ben precise previste dalle leggi in materia e prospetta una vera e propria rappresentazione di quanto è avvenuto nei giorni precedenti. Ma le carte processuali dicono anche di più. Nell’esecuzione dell’agguato e soprattutto di quanto poi avviene immediatamente dopo l’uccisione, gli interessati predispongono infatti già una sorta di rappresentazione (teatrale verrebbe da dire) in vista di disporre di tutti i requisiti legali per poter ottenere i benefici richiesti (testimoni che siano presenti all’uccisione e al taglio della testa). A diversità del fascicolo istruito su istanza dei fratelli Baruffaldo nell’aprile del 1603 per l’uccisione del Chierico, si può notare come i due sicari dispongano di molti testimoni disposti a collaborare e tra costoro spiccano alcuni di quelli che parteciparono alla caccia all’uomo. Da queste testimonianze, pur stereotipate e ripetitive, emergono comunque aspetti inediti di quanto accadde nei monti dell’Alto Garda nei giorni 10 e 11 novembre 1606.

 

 

  1. Delibera del Consiglio dei dieci

 

1607 10 maggio 1607

 

[su proposta dei Capi]

Capi:

  1. Zuan Battista Vitturi
  2. Marco Trivisan
  3. Vicenzo Dandolo

 

Che attesa l’interfettione fatta da Giovan Battista Dusi et Horatio Ballino da Desenzano sotto li dieci et undici di novembre prossimamente passato nelli monti del commun di Tignale et su il territorio del commun di Gargnano, rispettivamente delle persone di Giovan Pietro Pelizzaro et Heliseo Baruffaldo banditi con nuove sententie dal reggimento di Salò, cioè cinque con l’auttorità del Senato de tre ottobre 1605, altre due de 16 et 26 dicembre con l’auttorità dell’istesso reggimento, una de 14 gennaro con l’auttorità anco di questo Consiglio; et una de dieci febraro susseguente, tutte con pena capitale et come in esse, sia in essecution della parte dee 29 dicembre 1604 in proposito de banditi concesso le voci et liberazioni insieme di se stessi alli sudetti Giovan Battista Dusi et Horatio Ballino da Desenzano del loro bando con auttorità di questo Consiglio per sententia delli rettori nostri di Bressa de 19 settembre passato, con pena capitale et come dalle scritture hora lette et relation del diletto nobil nostro Antonio Grimasni Avogadore di commun s’è inteso, sì che detto bando non ostante possano li detti Giovan Battista Dusi et Horatio Ballin andar et transitar per tutto lo stato nostro sicome potevano far prima che fossero banditi. Et siano li loro nomi depennati et cancellati sopra ogni libro, filza et raspa o registro dove si trovassero scritti o notati et sia puiblicato dove farà bisogno.

 

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  1. 2. Lettera del provveditore e capitano ai Capi del Consiglio dei dieci

 

Illustrissimi et eccelentissimi signori colendissimi

 

Pretendendo Giovan Battista Dusi et Horatio Balini da Desenzano banditi ottener la liberatione de’ loro bandi per la morte di Giovan Pietro Setti detto Pelizzaro di Maderno et Eliseo Barufaldo di Turano Valle di Vestino, banditi con l’auttorità  di quell’eccelso Consiglio et da loro interfetti in questa giurisdittione et tutti li benefici et taglie che gli vengono nelli loro bandi promesse. Così instando gli intervenienti delli sorpadetti Dusi et Balini. Invio sotto le presenti mie et sigillo il processo formato così sopra la predetta interfettione, come la recognitione di essi banditi a vostre signorie ecclentissime, acciò possino deliberar in questo particolare quanto alla somma sua prudenza parerà conveninete et humilmente me gli raccomando in gratia.

Di Salò li 15 novembrio 1606

Zuan Francesco Dolfin proveditor e capitano

 

 

  1. Richiesta di Celio e Antonio Alchiero

Die dominico 12 novembris 1606

 

Presentata per d. Celium Alcherium et Antonium Alcherium nomine domini Joannis Baptistae Dusio et Horaiii Balini

 

Avanti vostra signoria illustrissima signor proveditor compare d. Celio Alchiero di Maderno esponendo per nome di d. Giovan Battista Dusi et d. Horacio Balino di Desenzano, a nome de quali interviene, che havendo essi inteso che Giovan Pietro Setti detto Pelizzaro di Maderno et Eliseo Barufaldo di Turano Valle di Vestino et Giacomino Setti detto Pelizzaro di Maderno, banditi famosi di più bandi et con l’auttorità dell’eccelso Consiglio di dieci, si ritrovavano vagare per questa Riviera, per il che essi dd. Giovan Battista Dusi et domino Horatio Balini li hanno seguitati con li suoi aiutti et ultimamente la notte del dì venere venendo il sabbato dieci dell’instante mese furono scoperti et gionti. Et fu dalli detti Duse et Balino, Giovan Pietro predetto Pelizzaro amazzato nelli monti del comun di Tignale in loco detto di Droane o sia del Marteletto et ivi levatagli la testa. Et tuttavia seguitando li altri tutta la notte et il giorno seguente che fu il sabbato raggiunsero Eliseo predetto et a hore 22 in circa del dì detto del sabbato fu amazzato dalli predetti Duse et Balino sul territorio del comun di Gargnano nella contrada di Lignago et ivi toltagli la testa. Et essendo Giacomin fuggito per altra parte li aiutti di detti Duse et Ballino l’hanno seguitato et tuttora lo seguitano per ritrovarlo.

Et hora il predetto domino Celio per nome delli predetti d. Giovan attista Dusi et d. Horacio Balini et per loro interveniente presenta cioè per nome di detto d. Giovan Battista la testa di Eliseo Barufaldi bandito come di sopra et per nome dei detto d. Horacio Balini la testa di Giovan Pietro sudetto detto Pelizaro bandito come di sopra, instando che per vostra signoria illustrissima sian fatte riconoscere le dette teste delli prefati duoi Pelizzaro et Barufaldo dalli testimoni et sia tolta informazione della morte delli predetti et come sono stati amazzati dalli predetti Dusi et Basllino con suoi aiutti nel modo et tempo come di sopra et loco; intendendo essi d. Giovan Battista Dusi et d. Horacio Balini con la loro morte per loro datta alli predetti duoi et con la presentacione delle loro teste liberarsi dalli bandi in che si ritrovano et godere et conseguire tutti quelli beneffici et taglie che dalle leggi di questo Serenissimo Dominio gli sono concesse per la morte per loro datta alli prefati duoi banditi et presentacione delle loro teste in ogni miglior modo.

 

Die 12 novembris 1606

Visa et admessa sic et in quantum….

 

 

Die dominico 12 mensis novembris 1606

Ha refferto il strenuo messer Iseppo Ronconatto cavaglier dell’illustrissimo signor proveditor sì come questa mattina a hore desdotto in circa sono state presentate due teste de huomini amazzati, quali dic ono essere una di Eliseo Barufaldo di Val di Vestino et l’altra di Giovan Piero Setti  detto Pelizzaro di Maderno, banditi,

Le quali teste sono state presentate da domino Celio Alchero per nome et intervenendo per d. Giovan Battista Duse et d. Horacio Balini da Desenzano et sono state poste sotto la colonna di San Marco nella publica piazza di Salò, astando una infinità di persone. Et così ha rifferto a instantia del detto d. Celio interveniente come di sopra.

 

  1. Testimonianza di Marsiolo Bernardini console di Costa (Gargnano)

 

Die dicta

  1. Marsilio de Bernardini quondam messer Bernardino console della Costa del comune di Gargnano, testimonio prodotto sopra le ose contenute nella esposicione sopradetta, citato, monito, giurato, essaminato, fu

 

Interrogado: se ha conosciuto un Eliseo Barufaldo di Turano Valle di Vestino et un Giovan Pietro Setti ditto Pelizzaro di Maderno?

Respondit: Signor sì che li ho conosciuti benissimo più di dieci anni continui,

 

Ei dictum: sapete che cosa sia di questo Giovan Pietro Sette et Elieo Barufaldo?

Respondit: sono stati amazzati.

 

Ei dictum: quando, da chi et in che loco et come sia successo il caso della sua morte?

Respondit: Giovan Pietro Pelizzaro è stato amazzato la notte divenere venendo il sabbato al Marteletto sotto il comune de Tignale, in contrata de Droane; et è stato amazzato da m. Zan Battista Duse et da messer Horacio Balino dal Desenzano. Et Eliseo Barufaldo è stato amazato heri che fu sabbado alle 22 hore in circa a Lignago, territorio del comun di Gargnano, nella detta contrà di Lignago dalli medesimi messer Zan Battista Duse et Horacio Balini. Et io alla morte di questo mi son trovato presente et l’ho veduto amazzare, che alla prima gli hanno datto duoi archibuggiate, una nella vitta che lo passorno da una banda all’altra et una nella schena et anco l’altra lontana poco da quella medesimamente nella schena. Et li sopradetti gli tagliorno la testa. Et Zan Piero Pelizzaro poi l’ho veduto morto hieri mattina nel locho sopradetto al Marteletto nella contrada di Drovane, comun di Tignale, dove andai che li chiamò li sopradetti Dusi et Balino a casa mia nell’alba, che era nel letto; et andai et lo viddi lò in terra morto con duoi archibuggiate, una nella vita et l’altra nella testa et le gambe tagliate. Et alla mia presenza li levorno la testa, dicendomi che allhora loro l’havevano amazzato. Et poi veduto tutte due queste teste, cioè quella di Zan Piero Sette detto Pelizzaro  et quella di Eliseo Barufaldo, che sono al presente quando in piazza [sono] state psote sopra li scalini sotto la colonna di San Marco.

 

Interrogado: se sa che li sopradetti interfetti fossero banditi?

Respondit: Signor sì et so che hanno molti gran bandi, perché l’ho sentito alcune volte che mi son trovato a Salò a publicare li loro bandi.

 

Interrogado: chi fosse presente così all’interfettione al Baruffaldo come del Pelizzaro?

Respondit: alla morte del Barufaldo Francesco Berton fiol del Berton dalla Costa et un Giacomo Pandolfino da Tignale, il quale ho veduto là il detto Barufaldo; non so mo’ chi habbi veduto amazzare il Pelizzaro….

Ad generalia recte. Il qual testimonio fu reconosciuto con giuramento da d. Ludovico Faustino coadiutore.

 

 

  1. Testimonianza di Giacomo Pandolfo di Oldesio (Tignale)

 

Die dicta

Messer Giacomo Pandolfo figliolo di messer Pandolfino della villa di Oldes comune di Tignale, reconosciuto con giuramento da d. Pietro Comenzuolo del comune di Toscolano, citato come di sopra….

 

Fu interrogado: Se ha cognitione di Zan Piero di Sette detto Pelizzaro et de Eliseo Barufaldo?

Respondit: signor sì che che gli ho conosciuti benissimo, perché Zan Piero de Setti detto Pelizzaro era di Maderno, che io son stato in quella terra per fameglio cinque anni con una madonna Pantasilea et un suo figliolo si chiamavano messer Gierolimo Monsilico e però l’ho conosciuto benissimo; et Eliseo Barufaldo anco lui lo conosco perché molte volte son stato a casa sua nella valle et anco alla montagna elle sue pradarie in sua compagnia avanti che fosse bandito.

 

Interogado: se sa che cosa siano al presente di quei Barufaldo et Zan Piero de Setti?

Respondit: sono stati amazzati.

 

Ei dictum: quando, in che loco et da chi sono stati amazzati?

Respondit: Eliseo Barufaldo è stato amazzato hieri alle 22 hore in circa che mi son trovato presente alla sua morte et fu amazzato in una contrà che si dimanda Lignago del comun di Gargnano, che lo amazzorono alcuni che fu detto che erano Zan Battista Drusi et Horatio Balini et altri che erano con loro, che io non li conosco, che gli dettero due archebuggiate nella schena, per le quali cascò in terra et gli tagliorno la testa. Et del Pelizzaro poi io so che mi trovorno hieri mattina alle 16 in circa tre compagni che erano di quelli che erano anco presenti quando fu amazzato il Barufaldo et mi dissero che andasse con loro et mi menorno nel comun di Tignale in una rovina dove i ghe disse al Marteletto, dove era morto ivi in terra Zan Piero Pelizzaro et vi erano anco ivi quelli duoi che dicevano le persone quando fu amazzato quell’altro che erano d. Zan Battista Dusi et d. Horaio Balino. Il qual morto era con molte ferite et nelle gambe et archibuggiate nella vita et una nella testa. Et gli tagliorno la testa via dal busto in mia presenza et di molte persone.

Dicens: ho poi veduto che le teste di tutti duoi sono state portate qui in Salò et al presente si trovano sopra li scalini sotto la colonna di San marco che le ho conosciute benissimo.

 

Interogato: chi fosse presente quando fu ammazzato il Barufaldo et quando gli fu tagliata la testa al Pelizzaro?

Respondit: ghe erano presenti quello che è stato essaminato avanti di me, un Francesco Berton et altre persone che non mi raccordo et che ne anco non conosco.

 

Ei dictum: sapete che questi Barufaldo et Pelizzaro fossero banditi?

Respondit: ho sentito dire che erano banditi, ma io non son sta presente a sentirli a publicare…

 

  1. Testimonianza di messer Francesco Berton di Costa

 

Die dicta

Messer Francsco Berton figlio quondam messer Berton della Costa del comun di Gargnano, testimonio come avanti nominato, citato, monito, giurato…

 

Fu interogato: se ha cognitione alcuna di Eliseo Barufaldo di Turano Valle di Vestino et di Zan Piero Sette detto Pelizzaro?

Respondit: il Baruffalso sono più di quindici anni che io lo conosco et anco Giovan Piero de Setti, che ho veduto molte volte avanti che fosse bandito et anco doppo bandito l’ho veduto, che veniva èer il comun di Gargnano et tutti dicevano che era Zan Piero Pelizzaro; et veniva insieme con il detto Barufaldo.

 

Ei dictum: che cosa è al presente di questi Barufaldo et Pelizaro?

Respondit: le sue teste sono in piazza sopra li scalini della colonna di San Marco che io le ho vedute là, che li conosco benissimo et sono stati amazzati.

 

Interrogato: dove, quando et da chi sono stati amazzati?

Respondit: Eliseo Barufaldo fu amazzato hieri alle 22 hore in circa in contrà di Lignago del comun di Gargnano et fu amazzato da un signor Zan Battista Duse et da un signor Horacio Balino dal Desenzano, che gli dettero prima due archibuggiate nella schena et poi li levorno la testa, che io era presente; et Zan Piero Sette detto Pelizzaro l’ho veduto morto hieri mattina a buon hora, che mi venne a chiamar a casa il signor Zan Battista Dusi sopradetto con il suo compagno et mi menorno in contrada del Marteletto comun de Tignale che è lontana da casa mia duoi miglia in circa et era esso pelizzaro lì in terra morto con un’archebuggiata nella vita et un’altra nella testa et altre ferite nelle gambe et altri lochi della vita; et gli tagliorno la testa in mia presenza.

 

Interrgoato: de presenti.

Respondit: quando fu amazzato Eliseo vi era il console della Costa comun di Gargnano et Giacomo di Pandolfi et un Feraro che non gli so il nome. Dicens postea: Bastiano da Boarno ma non gli so il cognome; et altri damegli di quei casamenti che non so chi siano.

 

Interogato: se sa che quei fossero banditi.

Respondit: l’ho sentito a raggionare che havevano molti bandi, ma di scienza io non lo so.

 

  1. Testimonianza di messer Piero Comenzolo di Toscolano

 

Il signor Piero Comenzolo figlio quondam signor Filippo de Toscolano, testimonio come avanti prodotto, citato, monito…

 

Interogato: se lui havevacognitione di Eliseo Barufaldo di Turano Valle di Vestino et di Zan Piero Sette detto Pelizzaro.

Respondit: Eliseo Barufaldo sono molti anni et possono essere da dieci anni in circa che io lo conosco benissimo, perché era solito a pratticare a Toscolano et anco avanti fosse bandito ha pratticato in casa mia che erano cinque fratelli et li ho conosuti tutti. Conosco anco benissimo Zan Piero di Setti detto Pelizzaro, l’è da Maderno, lì apresso Toscolano et posso dir di conoscerlo doppo che io son nasciuto.

 

Interogato: che cosa sia al presente di questi Barufaldo et Zanpiero Sette?

Respondit: sono stati amazzati.

 

Ei dictum: dove, quando et da chi sono stati amazzati?

Respondit: io non son stato presente alla sua morte, perché era da un’altra banda con un’altra compagnia, ma ho veduto solamente le sue teste a Toscolano, che sono state portate. Poi stamattina qui a Salò, che anch’io le ho compagnate et sono poste al presente sopra li scalini della colonna di San Marco. Et li miei compagni mi hano detto che Eliseo Barufaldo è stato amazzato hieri dalle 22 hore in circa nella contrà di Lignago del comun di Gargnano et Zan Piero Pelizzaro nel comun di Tignale in contrà de Drovane la notte avanti che fu il venerdì venendo il sabbato et che gli havevano amazzati Zan battista Dusi et Horacio Balini da Desenzano.

 

Interogato: se sa chi sia stato preente a queste morti.

Respondit: vi era un Bertolamio Baruffella o detto Baruffella per quello che ho inteso, non so mo’ de altri.

 

Interogado: se sa che questi fossero banditi.

Respondit: segnor sì che sono banditi tutti duoi, così il Peizzaro come il Baruffaldo di più bandi et tra gli altri per la morte del Colosino et d’un Pilatto et d’altri bandi che ne hanno fatto di tutte le sorti…

Ad generalia questi che sono stà amazzati erano miei nemeci.

 

  1. Testimonianza di messr Bertolamio Bertancia detto Baruffella di Gargnano

 

Die dicta

Messer Berolamio Bertancia detto Baruffella quondam messer Zuane del comun di Gargnano del loco detto Sas, come avanti nominato, citato, monito, giurato…

 

Interogato: se l’ha conosuto Eliseo Baruffaldo di Turano Valle di Vestin et Zan Piero Setti detto Pelizzaro.

Respondit: signor sì, il Pelizzaro lo conosco vechiamente et il Baruffaldo similmente lo conosco che pratticava col sudetto Pelizzaro et erano banditi insieme di molti bandi per molte cause et specialmente perché mi dettero delle archebuggiate, ma però non mi chiapporno.

 

Ei dictum: che cosa è al presente di questo Zan Piero Setti detto Pelizzaro da Maderno et di Eliseo Baruffaldo sopradetto?

Rispose: sono stati amazzati.

 

Ei dictum: dove, quando et da chi sono stati amazzati?

Respondit: Eliseo Baruffaldo fu amazzato nel comun di Gargnano in contrà di Lignago da messer Zan battista Dusi et da messer Horacio Balini, che gli dettero duoi archebuzade et vigli levorno la testa dal busto, che io me li son trovato presente et questo fu heri che fu sabbato alle ore 22 in circa. Zan Piero Pelizzaro fu amazzato la notte avanti dalle medesimi Dusi et Balini per quello che dicono tutti et so che havevano hieri quando amazzorno il predetto Baruffaldo la testa di detto Zan Piero Pelizzaro con loro in un sacho et dissero che lo havevano amazzato nel comun di Tignale in contrà de Drovane.

 

Interogato: chi altri fossero presenti alla morte del detto Baruffaldo et se sa chi fosse presente alla morte del Pelizzaro.

Respondit: non so chi fosse presente quando fu amazzato il Pelizzaro, ma alla morte del Baruffaldo il console dalla Costa et due altri che sono stati essaminadi et anco un cusino del Baruffaldo che si chiama Bertolamio, che non so il cognome.

 

Ad generalia respondit: questi che sono stati amazzati erano miei inimici, tamen subdens postea: vi era presente anco il prete dalla Costa et un Feraro, doi […] che non so il nome de Nessuno et anco delli altri putti che non conosco.

 

Et antequan recederet fuit interogatum: che cosa sia stà fatto dele teste delli sopradetti Zan Piero Pelizzaro et Eliseo Baruffaldo?

Respondit: sono sta portate qui a Salò et si ritrovano al presente sopra li scalini sotto la colonna di San Marco in piazza che io li ho veduti et benissimo conosciuti.

Il qual messer Berotlamio sopradetto fu reconosciuto con giuramento dal signor Diomede Serafino da Gardon.

 

  1. Testimonianza di messer Bertolamio Zucchetto di di Tignale

 

Die dicta

Messer Bertolamio quondam Domenego Zucchetto spinador del comun di Tignale, habitante in Gardon, testimonio prodotto sopra la recognicione delle dette teste tantum che si ritrovano in piazza sopra li scalini sotto la colonna di San Marco, citato come di sopra, monito, giurato, essaminato et

 

Interogato se ha veduto in piazza di questa terra sopra li scalini sotto la colonna di San Marco

Respondit: Sì che le ho vedute.

 

Interogato: se ha conosciuto di chi fossero quelle teste et mentre erano vivi come fossero nominati

Respondit: Signor sì che le ho conosciute: una è di Zuan Piero Pelizzaro di Maderno et l’altra d’un Eliseo Baruffaldo da Turano. Quel Baruffaldo è da vinti cinque anni che io lo conosco, che ho magnato più volte et bevuto in sua compagnia et ho conosciuto anco suo padre et altri quattro suoi fratelli. Et il Pelizzaro poi sono da sei anni che lo conosco anco lui et l’ho veduto qui in preggione già duoi anni in circa, che fu essaminato in un processo contra di lui et l’ho veduto più volte a Gardon, a Maderno et a Toscolano per tutti questi lochi, che era conosciuto da tutti.

Ad generalia recte.

 

  1. Testimonianza di domino Bartolamio Marzadro di Gargnano

 

Die dicta

Domino Bartolamio Marzadro del quondam Thomaso da Gargnano, recognosudo con il suo giuramento dal signor Ludovico Faustini come avanti prodotto, citato, monito, giurato, esaminato et

 

Interogato se ha conosciuto Eliseo Baruffaldo de Turano Valle di Vestino et Zan Piero Setti detto Pelizzaro di Maderno.

Respondit: Signor sì che li conosco tutti duoi benissimo et Eliseo era mio germano che erimo figliuoli di duoi sorelle et quell’altro è stato mio grande amico; et erimo compagni che lo conosco benissimo.

 

Ei dictum: che cosa sia di questo Eliseo et Zan Piero al presente?

Respondit: sono stati amazzati tutti duoi et io mi son ritrovato presente alle loro morti.

 

Ei dictum: in che loco, quando et da chi sono stati amazzati?

Respondit: Zan Piero Pelizzaro è stato amazzato venere di notte alle duoi o tre hore in circa, in contrà del Marteletto, non so se sia nel comun di Gargnano o di Tignale, ma è la in quei confini et è stato amazzato da un Horacio Ballini et Zan Battista Dusi dal Desenzano con archebuzate et altre ferite.

 

Ei dictum: come sapete questo?

Respondit. Ero ancor io uno di quelli che seguitava quelli banditi, perché non è un mese e mezzo in circa che mi hanno amazzato un mio cugnato che si chiamava Piero Giacomin, trucidato crudelissimamente. Et già alcuni anni amazzorno un mio fratello et sono stato più volte anco per amazzar me per quei lochi di Gargnano, cercandomi; et così per diffesa della mia vita, in compagnia de altri mi era messo a perseguitargli. Et così alla sera mi son trovato con questi presente quando l’hanno amazzato. Et subito che fu morto corressimo dietro al detto Eliseo et anco a un Giacomino nepote del sopradetto Pelizzaro che era con loro. Et finalmente, doppo haver datta la caccia alli detti Giacomini et Eliseo, questo Giacomino Pelizzaro fu ferito et si salvò per esser notte che non lo trovasimo più et havevimo anco perso Eliseo, che nol trovavimo più. Et avanti giorno la mattina andassimo alla Costa et facessimo venir il console et duoi altri testimoni a vedere questo Zan Piero Pelizzaro morto et doppo che fu veduto da questi et da un altro huomo, che se imbattè là da Tignal, che non so che si chiama, fu a questo Zan Piero morto levata la testa da Horacio Balini et posta in un sacho. Et partiti che fossimo de lì andassimo cercati [a cercare] li altri fuggitivi et rrovassimo Eliseo Baruffaldo sopradetto nella montagna del comun di Gargnano, il quale vedendosi a quel passo dimandò in gratia di confessarsi et così lo confessò il curato dalla Costa et subito fu dal detto Zan Battista Dusi sopradetto et da questo Horacio Ballino con duoi archebuggiate amazzato et gli fu dal detto Zan battista levato la testa là in contrà de Lignago nel detto comune di Gargnano et ivi presenti vi erano il console di detto locho cioè dalla Costa et quelli altri sopradetti et altri che non mi raccordo chi fossero.

 

Interogato: se sapeva che fossero banditi.

Respondit: signor sì che erano banditi di molti bandi per molti delitti che havevano commesso.

 

Interogato: che cosa fosse fatto delle sue teste.

Respondit: sono state portate qui a Salò et poste sopra li scallini sotto la colonna di San Marco per quanto ho inteso, perché non mi son partito hieri da Toscolano.

Ad generalia ut supra.

 

  1. Testimonianza di Francesco Venetian detto il Dottor officiale del provveditore

 

Die dicta

Messer Francesco Venetian detto il Dottor officiale della corte dell’illustrissimo signor provedidor, prodotto per li soprascritti, sopra la recognicione delle sopradette teste, citato, monito, giurato et essaminato.

 

Interogato: se ha veduto che siano stà portate teste de huomini in questa piazza et poste sopra li scalini della colonna di San Marco.

Respondit: Signor sì, che ne sono state portate hieri et le ho vedute a portar et poner sopra quelli scalini della colonna di San Marco.

 

Ei dictum: havete conosciuto che teste sono querlle et come si chiamavano mentre erano in vita?

Respondit: uno di loro si chiamava Zan Piero Pelizzaro da Maderno, il qual era bandito famoso de molti bandi et per importanti delitti; et l’altro Eliseo Baruffaldo della Val di Vestino da Turano, anco lui bandito, compagno del detto Pelizzaro.

 

Interogato: Come l’ha conosciuto li predetti?

Respondit: Zanpiero Pelizzaro ho conosciuto che l’ho pratticato così in Salò come in Maderno et anco unavolta il presi insieme con altri officiali et lo conducessimo a Verona. Eliseo Baruffaldo l’ho conosciuto che l’é stà presentato qui in queste preggioni già duoi anni in circa et pratticava anco con questo Pelizzaro per Salò. Et avanti che fosse prsentato portò a ponto a questa giustitia la testa di un bandito che si dimandava il Chierico, figliuolo di Riccobon Sette da Maderno.

 

Ad generalia recte.

 

  1. Testimonianza di messer Carolo Consolino di Salò

 

Die dicta

 

Messer Carolo figliolo quondam Gieronimo Consolino officiale dell’illustrissimo signor podestà di Salò. Testimonio prodotto sopra la recognicione delle sopradette teste, citato, monito, giurato, essaminato et

 

Interogato: se ha veduto che sia sta portà heri teste de huomini de sorte alcuna in questa terra.

Respondit: Signor sì che hieri furono portate in questa terra et poste in piazza sopra li scalini della colonna di San Marco.

 

Interogato: se le ha conosciute et come si chiamavano mentre erano in vita.

Respondit: una di queste era di Zan Pietro Pelizzaro da Maderno er la conosco benissimo perché è stato un tempo mio amico et poi fu bandito di più bandi per molti delitti et dopo bandito mi haveva mandato a dire che mi voleva sortegare perché una volta gli diedi una querela; et l’altra testa è di Eliseo Baruffaldo dellaVal di Vestin, il quale ha pratticato a Salò et era compagno del sopradetto Zan Piero et lo conosco benissimo et creddo siano stati cognosuti tutti duoi anco da tutti in piazza, poiché eran quasi da ognuno conosuti.

 

13, Testimonianza di Agostino De Andreis detto il Giacomazzo di Desenzano

 

Die dicta

 

  1. Agostino quondam de Battista de Andreis detto il Giacomazzo dal Desenzano, testimonio come avanti prodotto, citato, monito, giurato, essaminato et

 

Interogato: se ha conosuto un Zan Piero Sette detto Pelizzaro da Maderno et un Eliseo Baruffaldo da Turano Val di Vestino.

Respondit: Signor no, che io non li ho conosuti, ma sono stato in compagnia de altri miei amici per seguitar li banditi che hanno fatto grandissimi danni in questa parte della Riviera di sopra, tra quali si diceva che li era questo Zan Piero Pelizzaro et Eliseo Baruffaldo che mi havete nominato. Et così andando, giorno et notte, per quei contorni ritrovassimo tre banditi sopra il monte della terra dalla Costa al covolo del Marteletto sopra di Gargnano et gli sbarassimo delle arcobuzade et loro si mossero a fuggir via et noi li seuitassimo et questo fu venere di notte alle due o tre hore in circa venendo il sabbato, tanto che ne perdessimo duei et ne giongessimo uno, il quale fu amazzato da Horacio Balino et Zan Battista Dusi, sì che rimase lì in terra morto, lì in quella contrà del Marteletto, che non so veramente se sia sotto Tignal o sotto Gargnano, ma in quelli confini. Il qual morto tutti dicevano che era Zan Piero Pelizzaro sopradetto. Et così la mattina avanti giorno andassimo a trovare il console dalla Costa di Gargnano et duoi altri huomini di quel loco dalla Costa et gli fu fatto vedere, li quali tutti tre dissero che l’era Zan Piero Pelizzaro sopradetto che lo conoscevano et lo videro che era più di un’hora di giorno. Et allhora Horacio Balino gli levò la testa et la misse in un sacho da carbonaro che si trovò lì in quel covolo. Et poi andassimo drio il monte cercando li altri et trovassimo il Baruffaldo sopradetto, che così tutti dicevano che era lui drio li monti, che creddo li chiamano la Costa, che non son troppo prattico, qual fu amazzato da Zan Battista Dusi et Horacio Ballini con duoi archebuggiate. Et poi il detto Dusi gli tagliò la testa dal busto et gli era il console sopradetto con quei altri huomini detti di sopra et altri che non sonosceva et tutti dicevano che era Eliseo Baruffaldo bandito. Et quando fu amazzato questo Eliseo era il sabbato alle 22 hore in crica et 11 del presente mese. Et quella notte avanti come ho detto fu amazzato quell’altro.

 

Interogato: che osa sia sta fatto di quelle teste?

Respondit: creddo che per quanto ho inteso fossero portate hieri qui in piazza al loco solito.

 

Ad generalia ut supra.

 

  1. Lettera del provveditore generale in Terraferma Benetto Moro ai Capid del Consiglio dei dieci (allegata al fascicolo)

 

Sarà apportator di queste alle eccellenze vostre messer Gioseffo Castiglione, che se ne viene per ricevere le taglie et i beneficii per la morte seguita delli due banditi Pelizzaro et Batifoldo [Baruffaldo] nella giurisdittione di Salò, per concerti, aiuti et mie promesse. Et consistendo il poter sperar la estintione di tanti altri simili scelerati che tengono in così gran maniera infestato il stato, dalla pronta concessione et espeditione delle taglie et benefici, io le supplico di coadiuvar questo importante servitio publico et la mia opera con farne seguir così presto l’effetto che habbiano li altri da potersi assicurare di simili mie promesse; il che mi prometto dalle eccelenze vostre in ogni miglior maniera. Gratie.

Di Verona a XVII di novembre MDCVI

Benetto Moro proveditor generale in Terraferma

 

Il fascicolo riporta poi le sentenze pronunciate contro Zuan Piero Pelizzaro e Eliseo Baruffaldo. E’ inoltre inserita la sentenza pronunciata contro i due cacciatori di taglie.

 

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