1. Premessa

UN DELITTO D’ONORE NELLA VENEZIA DI FINE CINQUECENTO (anno 1586)
La vicenda che ebbe come principale protagonista il patrizio veneziano Alvise Bon e di cui si delineano in queste pagine alcuni episodi significativi, è non solo esemplificativa del modo di far giustizia nella Repubblica di Venezia, ma altresì ci introduce all’interno stesso di Palazzo ducale e delle sue prigioni.
Una vicenda che si avvia apparentemente con la severa sentenza pronunciata nel 1587 dal Consiglio dei dieci nei confronti di Alvise Bon, macchiatosi di due omicidi che investirono direttamente alcune famiglie patrizie veneziane. Dalla sentenza si evince la reazione violenta ed inconsulta di Alvise Bon nei confronti del tradimento della moglie, la nobildonna Paolina Molin, la quale aveva intrattenuto una relazione amorosa con Andrea Trevisan.

Il resoconto giudiziario lascia ovviamente solo immaginare la complessità di una vicenda e il suo tragico esito, che si concluse infine con la condanna al carcere a vita nelle prigioni di Palazzo ducale. Onore e rappresentazione sociale interloquiscono con la logica punitiva della giustizia amministrata dal Consiglio dei dieci, ma anche con l’identità stessa di alcune delle più importanti case patrizie veneziane.

La documentazione interloquisce pure sul piano narrativo, prospettando un prima (le vicende precedenti al duplice delitto del 1586) che inevitabilmente si riverbera sul dopo e sulla figura del protagonista. Un uomo cinico e crudele, disposto a tutto, oppure un uomo travolto dagli avvenimenti e dall’incapacità di far fronte alle pulsioni passionali che sembrano aver contraddistinto tutta la sua vita? La verità processuale sembra avvalorare la prima ipotesi, ma dalle parole accorate della madre, Cecilia Mocenigo, emerge una realtà assai più complessa.

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