14.4 Supplica dei fratelli Ceruti

 

La supplica dei fratelli Ceruti aiuta a cogliere quanto avvenne subito dopo l’omicidio del podestà Ganassoni e l’arrivo a Salò dell’Avogadore di coun inviato dal Consiglio dei dieci.

 

CX, Criminali filza 39

4 marzo 1611

Al provveditore di Salò

 

Dalla inclusa copia vederete la indoglienza in essa fatta da Ambrosio et Bonifacio Ceruti, qual si trovano prigioni qui per esser mandati alla sua relegation per occasione del proclama di ordine vostro fatto contra di loro per la morte di Ludovico Pellegrini et la instanza che si fano che il loro caso o sia assonto nel Consiglio nostro di dieci o ad altri delegato. Vi dicemo dunque con detto Consiglio che non passando più oltre contra detti fratelli Ceruti et tenendo per mese uno in sospeso il tutto contra ndi loro, debbiate di subito dar informatione distintamente particolare delle cose in essa scrittura contenute, con giuramento et sottoscrittione di man propria ai capi di detto Consiglio

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Lo stesso ai rettori di Bescia

 

Illustrissimi et eccellentissimi signori Capi dell’eccelso Consiglio di dieci

 

Non  sì tosto l’illustrissimo signor Proveditore et Capitano di Salò coll’eccelentissimo signor  Marcantonio Cavino suo giudice al maleficio hebbero la  nova dell’assolutione di noi afflittissimi Ambroso et Bonifacio fratelli Ceruti ancor prigioni di vostre eccellentissime che ad instantia del signor Alberghino Alberghini, acerbissimo nostro persecutore, si risolsero di novamente tormentarci; et benché  siamo certi che noi siamo ingiustamente stati travagliati nel caso di Brescia per la morte di Bernardin Ferrari, in Venetia per la morte del signor podestà di Salò et hora in Salò per la morte di Ludovico Pelegrini, che è successo per le attestationi di una sol massa di testimoni falsi che pretendono far credere alla giustitia d’esser stati presenti a tutti li sudetti delitti commessi in diversi tempi et luochi, lontani l’uno dall’altro sino quaranta e più miglia, ci hanno fatti sotto li 26 febraro proclamare per il sudetto caso del Pelegrini, operatione che procede dalla sola persecutione sua, poiché è cosa notoria in Salò che il signor Alberghin con suoi seguaci, che contro noi hanno sempre deposto il falso, sono favoriti et contro ogni giusticia sostenuti  dal sudetto signor giudice al maleficio, oltre il che l’illustrissimo signor Proveditor ha havuto a dire che se noi fratelli per tempo alcuno capitaremo nelle sue mani, al sicuro che ci farà impiccare, al qual effetto si diceva che teniva in piedi la forca.

S’aggionge che essendo il detto signor Alberghini bandito di Salò et Riviera, questa estade passato, fatto sicuro dal favor del sudetto signor giudice del maleficio andò a Salò per nostra persecutione, ove non solo si trattenne pubblicamente, ma introdusse in casa sua Alessandro Remer bandito di gravissimi bandi di terre et luoghi con altri simili banditi, della qual sfaciata et scandalosa operazione havuta noticia li soldati corsi si adunarono per andarli a combatere et prender, il che non poterno essequire perché dal sudetto signor giudice Vicegerente per l’absentia del signor Proveditor senza alcuna auttorità disse che gli haveva assicurati, qual dubitando di quel che poteva succedere mandò subito ad avisare il devotissimo Alberghini et compagni che dovesser partire. Cose tutte (per tralasciarne anco molte altre) le quali quando non fossero notissime non ardiressimo di rappresentarle a vostre signorie eccellentissime, poiché ne meritaressimo severo castigo, ma vostre  eccellentissime possono quando vogliono haverne piena giustificatione, così da persone di Salò come anco da persone che hora si trovano in Venetia.

Laonde mossi da giustissime et violentissime cause supplicamo vostre signorie eccellentissime che non ci lascino ingiustamente perire, ma per sicurtà della nostra innocenza et della verità si  degnino assumere esso caso nel loro eccelso Consiglio, overo delegarlo con l’istessa auttorità all’illustrissimo signor Proveditore successore che deve andare fra un mese in circa, opure a qual si voglia reggimento di Terraferma, il che per zelo di giustitia speriamo ottenere dalla singolare benignità di vostre signorie eccellentissime et dell’eccelso loro Consiglio. Gratie.

 

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