12.2 L’omicidio di Giovan Maria Beatrice (1605)

  1. L’omicidio di Giovan Maria Beatrice detto Zanon, padre di Zanzanù (4 maggio 1605)

Il 16 giugno 1605 il Consiglio dei dieci scrive al Provveditore e Capitano di Salò, comunicandogli di aver ricevuto il suo dispaccio del 22 maggio 1605, in cui egli comunicava il crudele homicidio di Giovanni Maria Beatrice di Gargnano da parte di cinque sconosciuti. Tra i cinque uomini “scellerati” c’era molto probabilmente Giacomo Riccobon sette di Monte Maderno.

I capi del Consiglio dei dieci deliberano di delegare al Provveditore il rito inquisitorio:

“Et perché caso così grave non passi impunito ne siamo ressoluti di delegare con il detto Consiglio a voi et corte vostra il suddetto caso, affine che, continuando la formatione del processo con il rito del detto Consiglio, promettendo la secretezza alli testimoni che saranno essaminati et l’impunità a chi facesse bisogno, pur che non sia il principal auttore o mandante, deveniate poi all’espeditione del detto caso con l’auttorità del detto Consiglio et con tutte quelle pene, bandi, taglie et confiscatione de beni, tanto contra li presenti quanto contra quelli che restassero assenti, di qual modo che vi parerà ricercare la giustitia. Et della sententia che farete ne manderete copia alli sudetti capi, acciò li condennati da voi nel suddetto caso siano alla conditione delli condennati dal predetto Consiglio.

[favorevoli] —–/—— 13
[contrari ] ———— 0
[non sinceri] ———— 1

 

Illustrissimi et eccelentissimi signori colendissimi

Il giorno del 4 del corrente mese, pochi dì inanzi dell’arrivo mio a questo reggimento, cinque huomini scelerati armati di archibuggi da roda sono venuti nella terra di Gargnano di questa Riviera et havuto per spia che un messer Zuan Maria Beatris di detto luogo si ritrovava sotto la loggia del commune in piazza, che spasseggiava con altri, vecchio di sessanta et più anni, senza arme, non pensando a male alcuno, poiché haveva fatto pace con chi precedentemente teneva nemicitia, assalirono questo infelice di bel mezo giorno et lì, sotto la loggia, temerariamente l’ammazzarono di tre archibuggiate, et in terra caduto morto un di essi gli diede una ferita d’arma tagliente sopra la testa per longhezza di un palmo dalla coppa sino al labro superiore et doppo li siccari si partirono gloriosi, con tanto scandalo et pessimo essempio. Che il popolo di quel commune è rimasto così spaventato et pieno di timore che alcuno non ardisce di proferir parola et a pena d’uscir di casa.

Sopra il qual crudele et inhumano homicidio, havendosi formato processo non s’è potuto, per diligenza usata, liquidar il nome dei delinquenti, se non d’un Berbardin Manin bandito da questo stato per suoi misfatti, tenendosi che questi siano mandatari di persone potenti, nemici del predetto quondam Beatris, che l’habbino fatto ammazzare non ostante la pace seguita fra loro.

Onde ho giudicato esser debito mio di rappresentar questo grave et importante caso a vostre eccellenze illustrissime, perché quando paresse a quell’eccelso Consiglio di concedermi auttorità di proceder col rito et stilo di quello, con promessa a testimoni di secretezza et impunità ad alcun dei correi et compagni, denontiando il principale o mandante et quelli convincendo, sperarei che a consolatione di tutto quel povero popolo et della misera et sconsolata moglie et casa del morto. se potesse venire in manifesta cognitione di tutti quelli che havessero havuto parte in esso detestando delitto, che per altra via rimanerebbe impunito, con offesa d’Iddio et della publica dignità, rimettendomi nondimeno riverentemente al sapientissimo volere di vostre signorie eccelentissime et di quell’eccelso Cosniglio. Gratie.

Di Salò il dì 22 maggio 1605

Leonardo Valier Proveditor et Capitano

di man propria et con giuramento

Dispaccio del Provveditore di salò del 22 maggio 1605 (allegato in copia)

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