13.1 L’uccisione di Giacomo Sette

Il fascicolo concernente la riscossione della voce relativa a Giacomo figlio di Riccobon Sette ad opera dei due fratelli Baruffaldo getta uno squarcio di luce sulle vicende che interessarono la zona della Valvestino, di Maderno, sino a riversarsi sulla stessa comunità di Gargnano.

 

  • Parte del Consiglio dei dieci del 26 luglio 1603

 

1603 a 26 giugno 1603

Che attesa la interfettion fatta nella Val di Vestin giurisditione delli Conti di Lodron da Theodoro et Eliseo fratelli Barifardi [Baruffaldo] di esso loco, di Giacomo figliolo di Riccobon Sette detto il Chierico, bandito di cinque bandi capitali dal proveditore di Salò et fra li altri di uno con auttorità di questo Consiglio di 2 del mese di novembre dell’anno passato di tutte le terre et luoghi del stato nostro, terrestri, maritimi, navili armati et disarmati, di questa città et Dogado, in perpetuo con pena capital, confiscation de beni et condition di non potersi liberar dal bando se non passati anni venti et taglia in terre aliene et facultà di liberar un bandito dal detto Consiglio o con auttorità di esso, pur che non habbia conditione di tempo o strettezza di ballotte, come dalle scritture hora lette et relation del diletto nobil nostro Michiel Priuli Avogador di Comun, si è inteso, sia concesso alli sudetti fratelli Barifardi voce et facultà di liberar un bandito di bandi uguali o vero inferiori a quelli del sudetto Giacomo Sette detto il Chierico da loro ammazzato.

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  • Supplica di Eliseo e Teodoro Baruffaldo

Illustrissimi et eccelentissimi Signori Capi dell’eccelso Consiglio di dieci

Piacque al signor Dio sotto li 14 aprile prossimo passato circa le 23 hore in Val de Vestino giurisditione delli signori conti di Lodron, esser interfetto da noi Theodoro et Eliseo fratelli Barufardi di esso locho, humilissimi servitori delle vostre signorie illustrissime, il crudelissimo et sceleratissimo bandito di cinque crudelissimi bandi dal clarissimo proveditor di Salò, in particolar sotto li 2 novembre prossimo passato con l’auttorità dell’eccelso loro Consiglio de tutte le terre et lochi, con pena d’esserli tagliate ambe le mani et poi apicato, con taglia in terre aliene de lire 2000, come dalle sue sententie et processo sopra ciò formato, suplicando riverentemente la benignità loro et dell’eccelentissimo loro Consiglio a concederci il benefitio de liberar un bandito de bandi equali, overo inferiori a quelli del sudetto Giacomo Chierico per noi interfetto, havendo liberato quella Riviera dalla tiranide di questo insidiatore di publice strade. Et alla bona gratia delle vostre signorie illustrissime si raccomandamo.

 

  • Lettera accompagnatoria del provveditore e capitano Filippo Bon

 

Illustrissimi et eccelentissimi signori colendissimi

Pretendono gli intefettori di Giacomo Sette detto il Chierico bandito famosissimo et che cotidianamente infestava questa Riviera di conseguir quei benefici et taglie che mediante i suoi bandit dalle leggi li sono stati promessi. Se ne vengono pertanto ai piedi di vostre signorie eccelentissime per dimandarle, havendo presentato qui la sua testa et fattane far la recognitione et essaminato sopra l’interfettione come il solito, come vederanno dalla copia di testificati, bandi et altre scritture che a loro istanza qui accluse le mando. Aggiongendole che io stimo questi esser meritevoli della gratia et favore di vostre signorie illustrissime, havendo liberato con la morte di questo empio sicario tutto questo paese che dicontinuo era vessato dalla tirannide di huomo così pestifero et scelerato. Gratie

Da Salò, a 3 maggio 1603

Filippo Bon proveditor capitano di mano propria

 

  • I fratelli Eliseo e Teodoro Baruffaldo presentano la testa di Giacomo Sette detto il Chierico e copie delle sentenze di bando che lo riguardavano

 

Die martii XV mensis aprilis 1603

Comparvero avanti l’illustrissimo signor proveditor et capitano di Salò et illustrissimo signor suo giudice di malefficio Teodoro et Eliseo fratelli figlioli del quondam Baruffaldo di Baruffaldi della Val di Vestino et dissero come havendo per spia Giacomo Sette figliolo di Riccobon detto il Chierico del Monte di Maderno di questa giurisditione, bandito famosissimo che venendo da quella Riviera andava a Armo, luoco lontano da questa Riviera et confini di questo Serenissimo Dominio un miglio et mezzo in circa, lo hanno lunedì sera circa le 23 hore, che fu il giorno di hieri 14 instante, quello amazzato et levatogli la testa, la quale hanno presentata avanti sua signoria illustrissima et ecceentissimo signor suo giudice. Et ciò facendo per conseguir tutti quelli benefici, taglie et abilità che li aspettano in vista delle leggi di questo Serenissimo Dominio, offerendosi di giustificar l’interfettion predetta et far tutte quelle altre cose circa ciò saranno necessarie. Presentando la copia de suoi bandi.

Instando intanto che sia essa testa reconosciuta. Il che inteso, l’illustrissimo signor proveditor antedetto ordinò che fosse essaminato testimoni per la recognitione della testa predetta, la qual fosse portata in piazzola sopra la pietra del bando, al luoco solito per starvi secondo l’ordinario.

 

Seguono le copie delle cinque sentenze di bando che nei tre anni precedenti avevano colpito Giacomo Sette.

 

  • Escussione dei testimoni presentati dai due fratelli Baruffaldo:
  1. Testimonianza di Domenico Baldassarin di Maerna

Domengo del quondam Lorenzo de Baldassarini da Maerna della Val di Vestino, teste prodotto per li oltrascritti fratelli Barufaldi, citato per Antonio Martarello offitiale et reconosciuto con giuramento da messer Marculiano Stella et d. Antonio Minelli da Salò, giurato, ammonito, interogato et essaminato.

Gli fu dimandato se ha veduto la testa che è stata portata hora in piazza sopra la pietra del bando.

Rispose: Signor sì.

Dettoli che testa è quella?

Rispose: è la testa di Giacomo Sette, figliolo di Ricobon detto il Chierico, bandito.

Dittoli: Di che luoco erolo questo Giacomo?

Rispose: del commune di Maderno.

Dettoli: Come sapete che questa sia la sua testa?

Rispose: mò, perché lo conosceva et il giorno di carnevale prossimo passato lo viddi in Val di Vestino

 

5.2 Testimonianza di Giovan Pietro Sette detto Pellizzaro

Zan Pietro Sette quondam Giacomo da Maderno, testimonio come di sopra predetto, citato, interrogato et essaminato con protestatione.

Gli fu dimandato se ha veduta quella testa che è sulla pietra del bando in piazza.

Respose: Signor sì che l’ho veduta et è quella di Giacomo Sette figliolo di messer Riccobon Sette detto il Chierico, bandito dal Monte di Maderno.

Interrogato: Come sappia che sia quella?

Respose: perché la ho conosciuta et lo conoscevo vivendo. Et quello è che è stato bandito per haver amazzato mio fratello.

5.3 Testimonianza del contestabile Carlo Carantano

Carlo Carantano quondam Gueronimo, contestabile del magnifico signor podestà bresciano. Testimonio come di sopra prodotto, citato, giurato, ammonito, interrogato.

Et essaminato sopra il fatto oltrascritto così rispose, essendo prima interrogato se ha veduto la testa presentata.et che hora è su la pietra del bando in piazza.

Rispose: l’è quella del Chierico per quello che io veddo, che l’ho conosciuto avanti et subito che l’ho veduta.l’ho reconosciuta alla barba et alla fisionomia. Dicens: tutto il popolo dice che è anco quella.

Interrogato se haveva conoscenza de esso Chierico.Rispose. Andai una volta a far un pegno a suo barba et lo viddi che mi fece dar un pivial per la via, ma suo barba prete mi dete la mia via perché era per decime.

Dettogli: Che havea di nome?

Rispose: Giacomo.

Interrogato disse: Suo padre ha nome messer Riccobon Sette.

Interrogato se questo Giacomo era bandito

Rispose: Signor sì, di diversi bandi.

 

5.4: Testimonianza di Nicolò Flinioli detto Matton di San Felice

Necolò de Flinioli detto Matton di San Felice del quondam Antonio, nominato come di sopra, prodotto….

Interrogato et essaminato sopra il fatto soprascritto, così rispose essendo interrogato se haveduto la testa che [è] in piazza.

Respose: Signor sì.

Dettogli: Che testa ella?

Respose. L’é quella del Chierico che era bandito, figliolo di messer Riccobon da Maderno, che non so de quali sia. Et questo so perché l’ho menato diverse volte da Lazise a Maderno in compagnia de suo padre avanti che fosse bandito.

Interrgoato se questo Chierico era bandito.

Rispose: Mò, signor sì.

Dettoli che nome havealo questo Chierico.

Rispose: Non so certo.

5.5 Testimonianza di Zuan Provin quondam Giacomo da Portese, testimonio come di sopra prodotto….

Gli fu dimandato de ha veduta quella testa che è stata posta in piazza su la pietra del bando.

Respose: Signor sì.

Interrogato: che testa ella sia?

Respose: quella del Chierico bandito.

Dettoli: che havealo nome?

Rispose. Giacomo.

Interrogato disse. Era figliolo di messer Riccobon Sette del Monte di Maderno.

Dettoli: lo conoscevi avanit che fosse morto?

Respose: signor sì, mentre stava a Brescia.

 

  1. Testimonianza di Mathio Crescin quondam Iseppo da Maderno, nominato come di sopra, prodotto…

Gli fu detto: se conosca quella testa che è in piazza.

Respose. Signor sì che l’ho per quella del Chierico bandito.

Dettoli: Che havealo nome?

Respose: Giacomo figliolo di messer Riccobon Sette del monte di Maderno.

Dettoli: lo conoscevi avanti?

Respose: Signor sì et l’hp veduto per avanti che fosse bandito et anco doppo.

 

  1. Richiesta dei fratelli Baruffaldo

Die marti 15 aprilis 1603

Comparsero d. Eliseo et Teodoro fratelli Barufaldi della Valle de Vestino, inherendo alle cose per loro portate nelli loro constitu[t]i intorno alla morte per loro datta a Giacomo figliolo di Riccobon Sette bandito di questo Serenissimo Dominio, instorno fosse essaminato Domenico figliolo di Giacomo Griso della villadi Armo di detta Valle di Vestino, qual fu presente quando il detto Giacomo fu da loro  amazzato et sentì l’archebusate et vidde il detto Giacomo per erra, il qual era anchora un pocho vivo. Et così instorno fosse essaminato…

Die 15 aprilis 1603

Fu presentata la comparition antedetta per li soprascritti Eliseo et Teodoro fratelli, instando come di sopra.

Domenico figliolo di Giacomo Griso della terra di Armo, testimonio nominato, prodotto per detti fratelli, citato per Luca Storelli officiale, giurato, ammonito, interrogato et essaminato sopra la comparitione antedetta, così respose, essendo prima stato reconosciuto per Zampiero Sette detto Pelizaro da Maderno:

Hieri, poteva essere intorno le 23 hore, che messer Giacomo Sette detto il Chierico, bandito da queste bande, arrivò in Armo insieme a un suo compagno, all’hostaria di Domenico Persial de Armo, et subito dimandò da magnar et l’hosto gli parechiò; et quel suo compagno haveva duoi cerveladi et si missero a mangiarli et ghe ne avanzò uno et un pocho, il qual compagno haveva anco un pane et del formaio et non mangiò cervellado, ma voleva delli huovi sbattudi. Et così l’hosto gli fece fare una frittada che messer Giacomo gli misse del zuchero suso; et il suo compagno gli doveva mettere anco dalla sua banda et così ne buttò un pocho, poi si misse il zuccharo nella scarsella et mangiato che hebbero sentii messer Giacomo che disse: ‘voglio andar a trovar la Malgarita, aspettami qui’, parlando col suo compagno, il qual gli rispose: ‘venirò ancho mi’. Ma messer Giacomo gli disse: ‘aspettami qui che non voglio che tu venghi’. Et si partì fuora dell’hostaria, tolendo il suo archobuso longho che havea lì dalla banda et una pistola che haveva alla centura. Né fu lontano poco più di un trar di preda che furno sentite a sbarar delle archobusate. Et così corsi là et viddi che esso messer Giacomo era cascato così in terra, col viso in giù per mezzo una strada et era disteso. Et viddi questi Eliseo et Teodoro insieme a una casa di donna Fior di Zanberto, vedova, ameda di questi fratelli, che cridavano: ‘tu sei là in terra can beccofotudo’. Et esso messer Giacomo diceva: ‘Ah fratelli, ah fratelli’. Et vennero poi da basso et io mi partii et gli lasciai che gli erano adosso e gli diceva: ‘Ah fratelli’. Vennero poi questi fratelli a trovarmi et volevano che andassi a vederli batter la testa via, ma non volsi andarvi. Lo viddi ben dapoi senza testa et ho inteso da molti che loro ghe l’hanno buttada via con una scure da tagliar legne.

Interrogato: Chi erano presenti a questo fatto?

Un Francesco Zambon et molte donne assai fuora lì per la strada, ma nell’hostaria vi erano presenti Zanmaria et Bartholamio Tade fratelli, ma tutti quei del paese et della terra sentirno il strepito et rumore.

Dicens: ho detto che quella donna è ameda di detti Baruffaldi, ma non lo so di certo, ma so ben che è sua parente.

7. I due fratelli Baruffaldo presentano i capitoli su cui verranno escussi i testimoni

Illustrissimo signor proveditor

Havendo noi Theodoro et Eliseo fratelli de Barufaldi con l’aiuto et brazo della maestà di Dio estirpato dal mondo Giacomo Sette chiamato il Chierico da Maderno territorio di Riviera, famoso bandito et attrocissimo sicario, qual in diversi modi et in diversi tempi ha commesso tanti homicidi et assassini in questo felicissimo et serenissimo Dominio et fuori et in particolare con inaudita et straordinaria crudeltà ha amazzato a noi tre fratelli, Antonio, Giovan Domenico et Horatio in un giorno et in un’hora sola, affidati da lui come amici et poi attrocissimamente trucidati per prezzo de danari. Perciò crediamo che il Serenissimo Prencipe, qual mai ha mancato, né manca della fede una volta datta, sia anco per concederci quelle taglie et quelli beneficii che per le leggi sono datti a quelli amazzano banditi tali, tanto più havendo noi liberato questa Patria dalla tirannide et crudeltà di costui, dalle mani del quale non erano salve né le cose, né le persone, come nelli bandi già prodotti contra di lui publicati et dalli processi formati non spediti per morte di religiosi si può chiaramente vedere. Perciò, essendo già chiara la giustitia che la testa per noi presentata è quella istessa di Giacomo in spetie et in identità detto Chierico, crediamo ancho la giustitia per testimoni essaminati sia chiara che noi siamo stati quelli qual habbiano amazzato detto Giacomo Sette il giorno di lune passato che fu alli 14 del mese corrente nella villa di Haren [sic] di Val di Vestino, giurisditione delli signori conti di Lodron, poco lontana dalli confini della Riviera, giurisdittione di Sua Serenità per spatio d’un miglio et mezzo solamente, havendo anco presentato le sue arme, cioè il suo archebugio et pistola, nondimeno acciò anco questa giutitia resti più sincerata sì che potiamo conseguir le taglie et beneficii et possa vostra signoria illustrissima dar conto all’eccelso Consiglio di dieci o a quell’illustrissimo magistrato più s’aspetta della interfettion sodetta, produciamo gli infrascritti capitoli, quali provar intendiamo, non astringendosi però a prova non necessaria ….

 

Primo: che lunedì passato che fu alli 14 del corrente, Giacomo Sette chiamato il Chierico da Maderno fu amazzato nella villa d’Haren di Valdivestino alle 23 hore in circa.

 

Secondo: che Teodoro et Eliseo fratelli Baruffaldi sono stati quelli quali hanno sbarate le archobugiate a Giacomo Sette detto Chierico; et di poi sbarate le archobugiate hanno parlato con lui, dicendoli traditor et altre parole: ‘tu sei gionto’. Et finalmente levatoli la testa.

 

Terzo: che non furno veduti altri in quel posto et sentiti altri che li sudetti fratelli, quali cridavano in diversi modi dopoi che fu ferito detto Chierico, né altra persona era ivi intorno con arme.

 

Quarto: Che la villa di Haren della Val di Vestino confina con le terre di Hano et Tignale, communi della detta Rivera de Salò, lontana detta terra dalli confini di detta Riviera un miglio et mezzo in circa…

 

18 aprilis 1603 Visis et admissis…..

 

Die 18 aprilis 1603

Comparve messer Eliseo Baruffaldo et presentò la soprascritta scrittura et insieme una pistola de due quarte in circa di canna con un archibuso lungho di doi cane con un  gramandello de ferro, dicendo che esso Chierico quando fu ammazzato havea li detti pistola, archibuso et gramandello.

 

  1. Presentazione degli intervenienti dei Sette

 

Die 17 aprilis 1603

Comparsero alla presentia dell’illustrissimo signor proveditor et capitano li intervenienti per li parenti dell’oltrascritto quondam Giacomo Sette bandito, instando et fecero instanza che essendo hormai la testa di esso Giacomo stata per tre giorni sopra la pietra del bando nella publica piazza di questa terra, che se gli desse licenza di poterla levare a far portar via per darle sepoltura.

L’illustrissimo signor proveditor et capitano, veduta la domanda soprascritta, comesse che si potesse levar via la detta testa et quella far sepellire.

 

  1. Testimoni escussi sui capitoli presentati dai fratelli Baruffaldo.

 

9.1 Testimonianza di Domenego Persiale

 

Die 19 aprilis 1603

In Salò et coram excellentissimo domino iud. Mallef.

Domenego Persciale del quondam Bonhomo de Arno della Valle di Vestino, testimonio prodotto per d. Eliseo Barufaldo et con giuramento reconosciuto da Giovan Pietro Sette detto Pelizaro, citato, ammonito, giurato et interrogato.

 

Sopra il primo capitolo lettogli, così rispose:

E’ vero che Giacomo Sette detto il Chierico figliolo di messer Riccobon da Maderno fu amazzato lunedì prossimo passato nella villa di Armo nella Valle di Vestino intorno alle 23 hore.

 

Interrogato come sappi questo

Rispose: lo so perché io allora era poco lontano in casa mia et sentei sparare diverse archobusate dalla banda di monte et andavano verso levante, per quanto poté comprendere et per paura stete in casa, ma poco doppo uscito viddi un corpo d’huomo in terra senza testa et haveva via un piede et lo conobbi che era il corpo del Chierico predetto.

 

Interrogato come lo conobbe.

Respose: lo conobbi alli habiti, alla statura del corpo et anco perché tutti dicevano che era lui.

 

Interrogato chi erano questi che lo dicevano.

Rispose: Molti della terra che erano ivi et particolarmente v’era Giacomo Zambon et Zanmaria Grizlin.

 

Interrogato: se allhora erano ivi gli suoi archobugi.

Respose: signor no, v’era solo un pestolese.

 

Interrogato: come conosceva esso testimonio questo Chierico.

Respose: oh, l’ho veduto tante volte.

 

Sopra il secondo:

Respose: io non ho veduto Eliseo e Teodoro Barufaldi sbarare le arcobusate a detto Chierico, ma ben nel spararle sentei questi che conobbi alla voce dire: ‘traditore, ti sei pur arivato’, ma dissero queste parole doppo che ebbero sparato quatro archobusate se non fallo et tutti dicevano che essi Barufaldi gli havevano levato la testa.

 

Interrogato respose:

Li conobbi alla voce perché havevo bona pratica di loro.

 

Ei dicto: chi erano quelli che dicevano che erano stati questi Barufaldi che gli havevano levato la testa.

Respose: quelli che ho veduto là che io sentivo a tagliarli la testa..

 

Sopra il terzo respose:

Io non viddi, né sentei là intorno altri con arme, né cridare, che li predetti fratelli Barufaldi..

 

Sopra il quarto respose:

E’ vero che la villa di Harmo della Valle di Vestino confina col commune di Tignale et de Hano che sono della giurisditione di Salò et sono lontane dalla Riviera solo un miglio e mezzo in circha.

 

Interrogato respose:

Questo so per haver bona pratica di detti luoghi.

 

  1. 2. Testimonianza di Bartolomeo Gristino di Armo

 

Die 26 aprilis 1603

Coram exc. D. iud. Mallef.

 

  1. Bartholomeo figliolo del quondam Tadeo Gristino de Armo di Val di Vestino, testimonio prodotto per li sudetti Eliseo et Teodoro Barufaldi t reconosciuto congiuramento da Marco Perino del quondam Simon de Anno che hora lavora in questa terra di muraro dai Pesalori, citato, ammonito…

 

Sopra il primo capitolo lettogli così respose:

Un lunedì che creddo fosse il passato otto giorni, essendomi partito di casa per andare al molino et passando per la piazza de Armo viddi Giacomo dei Sette, figliolo di Riccobon, che noi chiamavamo il Chierico, che era in terra stravolto et egli mi disse: ‘messer Bartholomio deme il capello’. Et io non gli respose, ma sentei anco li Barufaldi nominati Eliseo et Teodoro che stando nella casa dissero. ‘oh, che bel oselotto è quello messer Bartholomeo?’. Et io se ben non li viddi li conobbi alla voce et io andai per i fatti miei. Et avanti giongessi ivi, trovandomi nell’hostaria, sentei le archobusate et esso messer Giacomo Sette doppo cena si partì dall’hostaria dicendo di voler andar a trovar d. Malgaritta. Et un suo compagno, che era sera, lo domandò se voleva che venisse anchor egli et lui respose: ‘no, no, che sarò qui adesso’. Et doppo, quella sera istessa, viddi detto Chierico senza testa e intesi che i Barufaldi l’havevano ammazato et gli havevano tolto la testa et per quanto si dice non sono stati veduti in quel fatto altri che gli due fratelli Barufaldi.

 

Interrogato che arme havesse detto Chierico

Respose: io non diedi mente ad altro che al moschetton.

 

Interrogato chi altri viddero questo fatto.

Respose: sono qui quelli che vi erano et vi erano anco l’hoste et suo figliolo.

 

Sopra il quarto respose:

E’ vero che la terra de Armo confina con Tignale et con Han et detta terra di Armo è lontana dai confini della Riviera di questo stato per trei miglia in circa.

 

Interrogato respose:

Io so questo perché vi sono i termini.

 

9.3 Testimonianza di Zan Francesco Zambon del quondam Vancino de Armo, testimonio prodotto et reconosciuto come di sopra, citato, ammonito…

 

Sopra il primo capitolo così respose:

Io venivo a casa il lunedì 14 aprile, essendomi portato da un loco mio et quando fui in Armo, appresso alla piazza, viddi il corpo di Giacomo Sette detto il Chierico senza testa, che ancor il collo gocciava sangue et la testa di esso Giacomo era ivi appresso che gocciava; et appresso a ella erano messer Teodoro et messer Eliseo Baruffaldi che mi dissero che fossi testimone che loro havevano tolto la testa a questo chierico et io poi andai in casa.

 

Interrogato che arme havessero detti Baruffaldi.

Respose: Havevano li archobusi et era ivi una segure sanguinada.

 

Interrogato se sentisse arcobuggiate.

Respose: signor no perché non potevo sentire.

 

Interrogato se vidde altri ivi.

Respose. Non vi era alcuno.

 

Sopra il terzo capitolo respose:

E’ vero che io intesi dire che furono li Barufaldi quelli che sparorno sei archobusate o sette al detto Chierico et l’amazorno.

 

Sopra il quarto respose:

E’ vero che Armo è lontano intorno a tre miglia ai confini della Riviera di Tignale et Han coi quali confina et questo so per la pratica che ho di questi luoghi.

 

9.4. Testimonianza di Zan Maria Gravino di Armo

Zan Maria Gravino del quondam Tade de Armo de Val de Vestino, testimonio prodotto come di sopra, citato, ammonito….

Interrogato sopra i detti capitoli così respose:

Io mi trovavo nell’hostaria de Domenego Persiale in Armo et venne messer Giacomo figliolo de messer Riccobon dei Setti detto il Chieico, in compagnia di un altro et cenorno. Et doppo cena messer Giacomo disse al compagno: ‘voglio andare in un servitio, aspettami qui’. Et così egli si partì dell’hosteria et poco doppo sentissimo delle archobugiate et sentei una voce che diceva: ‘Ah sassiin, traditor’. Et io la tolsi che fosse d’Eliseo et Giacomo Barufaldi. E tutti dicevano che erano essi Barufaldi, ma non si vedevano, che erano ascosi. Et io corsi a casa mia et intesi che li Barufaldi havevano amazzato messer Giacomo sodetto e toltagli la testa. Et la mattina seguente viddi il corpo senza testa, che tutti dicevano che li Barufaldi gli l’havevano tolta.

Interrrogato chi particolarmente ciò dicesse.

Respose: tutti lo dicevano et anco che non erano stati veduti altri. Et viddi poi i Barufaldi quella sera doppo le archobusate andare per una strada, che può essere che cercassero testimoni, ma tutti schifavano.

Interrogato chi fosse presente.al fatto.

Respsoe: non so signor.

Sopra il quarto respose:

E’ vero che la villa di Armo confina con Han et con Tignale, terre di questa Riviera et da Armo alli confini della Riviera sono doi miglia in circha. Et questo so per la pratica che ho di questa strada.

9.5 Testimonianza di Domenico Persiale di Armo

Domenego Persiale del quaondam Persiale de Armo, testimonio prodotto come di sopra, citato….

Interrogato sopra la detta interfettione così respose:

Quel giorno che Giacomo Sette detto il Chierico fu morto egli venne alla mia hostaria et si fece preparar da mangiare, mangiò et poi disse che voleva andare a fare un suo servitio et da lì un credo sentissimo sparare quatro o cinque archobusate e intesi dire che egli era stato amazzato da Eliseo et Teodoro Barufaldi, ma io non corsi fuori di casa mia, sentivo delle voci che dicevano: ‘Ah traditor’. Et dicevano che erano li detti Barufaldi. Et il giorno seguente lo vidi morto et non ho manco inteso dire che altri siano intervenuti in questo fatto. E intesi anco dire che i sodetti Barufaldi furono quelli che li tolsero la testa.

Sopra il quarto capitolo respose:

E’ vero che la terra d’Armo della Val di Vestino confina con Tignale et con Hano et è vero che dalla villa sodetta di Armo ai confini di Riviera sono due miglia in circa et questo so per la pratica che ho di questi luoghi.

9.6 Testimonianza di Persiale Persiali di Armo

Persiale de Persiali figliolo di Domenego de Armo testimonio prodotto et reconosciuto come di sopra, citato….

Interrogato sopra la detta intefettione così respsoe:

Lunedì prossimo passato otto giorni Giacomo Sette detto il Chierego venne nella nostra hosteria et cenò et subito si partì dicendo: ‘voglio andare a trovare la Margaritaì. Et de lì’ a un pater noster sentissimo sparare due arcobusate et io subito venni fuora della parta et sentei anchora tre o quatro archobusate et venne voce che era stato amazato il Chierego et io subito corsi in casa et sentei una voce che tuolsi per quella de Teodoro Barufaldo che disse: ‘can beccofotù t’ho pur trigato’. Et io non mi partei di casa quella sera. Et la mattina dietro lo viedi senza testa et intesi dire che erano stati detti Teodoro et Eliseo quelli che l’havevano morto et che li tuolsero anco la testa.

Interrogato s’habbia inteso dire che costoro habbino fatto questo soli o con l’intervento d’altri.

Respose. Ho inteso dire che sono stati soli.

Sopra il quarto lettogli così respose:

E’ vero che dal termine de Han de questa giurisditione ad Armo sono due miglia in circa, ma non so se confinino insieme; et da Armo al territorio di Tignal potrebbe essere un miglio in circa. Et questo so per haver pratica di quei luoghi

 

9.7. Testimonianza di Giacomo Zambon di Armo

Giacomo Zambon figliolo di un altro quondam Giacomo de Armo, testimonio prodotto come di sopra et con giuramento reconosciuto da detto Persiale dei Persiali, citato, ammonito…

Interrogato sopra la detta interfettione così respose:

Creddo fosse un lunedì che trovandomi io nell’hosteria in Armo, venne Giacomo dei Setti digliolo del Riccobon detto il Chierego et dimandò all’hoste da bevere et da mangiare et se sentò appresso et venne insieme con uno che era seco et come hebbe mangiato disse: ‘voglio andare a trovare una mia parente et a dirli una parola’. Et partitosi solo sentissimo poco dopo sparare quatro o cinque archobusate et sentissimo Eliseo et Teodoro Barufaldi che dicevano: ‘quell’altro, quell’altro’. Et io corsi là et viddi il Chierego in terra ferito nei fianchi et nelle cosce et non diceva cosa alcuna. Et io tornai indietro et doppo andai al luogho ove erano li Barufaldi quando sparorno et viddi il corpo senza testa et Teodoro che si trette il sachetto nel qual era la testa in spalla et andorno via. Et intesi dire che erano stati se non loro dueoi fratelli che l’havevano amazzato et toltogli la testa, ma non mi raccordo chi particolarmente ciò habbi detto et io non viddi alcun altro nel luogo ove stetero a sparare.

Sopra il capitolo quarto respose:

E’ vero che la terra di Armo confina con Tignale et con Han della Riviera, dai confini della quale terre alla villa di Armo è poco, che da Armo ai confini de Tignale non creddo che sii una balestrada et questo dico per la pratica che ho di questi luoghi.

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