4.5 Camillo Palazzi

La vicenda del nobile bresciano Camillo Palazzi riflette dinamiche specifiche del potere locale, ma anche una dolorosa traversia personale. La risposta dei rettori di Brescia, pur prudente, riferisce di una consolidata pratica consuetudinaria: coloro che, pur avendo terminata la pena, erano vivi in raspa e cioè non si erano preoccupati di depennare (con pagamento) il loro nome esistente nei libri delle sentenze (raspe) potevano essere uccisi impunemente. Una pratica antica ed ancora applicata, come si può accertare, e non sembra che i rettori di Brescia avanzino una qualche forma di riserva nei suoi confronti. In questo caso una pratica strumentale nell’ambito della faida locale. La decisione della Signoria non è immediata. E dopo due pender deve rinviare ad altra seduta l’accoglimento della supplica.

a. Decisione della Signoria (sospesa)

1605 a 22 ottobre

Udita la supplicatione di Camillo Palazzo con li suoi avvocati, dimandante delegatione all’officio dell’Avoagaria di Commun del caso della morte di Giulio suo figliuolo del sudetto Camillo, morto con archibusate tiratagli gli XI di luglio prossimo passato sopra la strada publica della terra di Cologni del territorio bresciano, mentre andasse a messa, per più sue ragioni da una parte. Et dall’altra uditi gli intervenienti di Hieronimo figlio naturale di Calimerio Palazzo, fratello del supplicante, incolpato del sopradetto homicidio, pur con li suoi avvocati, rispondendo esso supplicante dover esser licenziato, come per interesse della giuridittione della città di Brescia, parimenti instò il noncio di quella magnifica comunità.

Inteso quanto rispondeno […] li rettori di Brescia con giuramento et di man propria et maturamente considerato il tutto, la Serenissima Signoria pose il bossolo bianco che il sudetto caso sia delegato all’officio dell’Avogaria di Commun, come è supplicato; il verde di non et il rosso non sincier.

Et furono:

——– 3 ——— 2

——– 2 ——— 3

——– 0 ——— 0

Illico fu posto che el supplicante sia licenziato et furono:

——- 3 ———- 3 Consiglieri

——- 2 ———- 2 d. Alvise Sanudo

——- 0 ———- 0 d. Costantin Rhenier

d. Zuan Battista Contarini

d. Almorò Zane

d. Zuanne Corner

b. Supplica di Camillo Palazzi

Serenissimo Prencipe

Quando che io Camillo Palazzi bresciano credevo in questa mia età di anni 70 ricever qualche consolazione et aiuto da Giulio mio figliolo, m’intraviene che egli mi è stato levato di vita con barbara et proditoria maniera, poiché il giorno 24 luglio prossimo passato, trovandosi egli nella terra di Cologni, territorio bresciano, partito da casa se ne andava alla chiesa per udir messa, li è stata tirata un’archibugiata fuori del muro d’una casetta per un buso fatto a quest’effetto col levar una pietra. Viene detto che essa casetta fusse tolta ad affitto da chi lo ha voluto in ogni modo morto, ma per diligenza usata dalla giustitia di Brescia non è stato possibile di liquidar i delinquenti di così grave delitto, seguito di giorno in una terra popolata del territorio di Brescia, anzi che li testimoni atterrito da questo assassinamento, provenuto forsa da huomini potenti et avezzi a sceleraggini, non ardiscono di deponer il vero, dubiosi di patir de quelli sinistri, i quali hanno sentito quando che hanno delucidato alla giustitia altri misfatti.

Però io povero padre in questa derelitta et decrepita età, supplico riverentemente Vostra Serenità a dignarsi di delegare questo crudelissimo caso all’officio illustrissimo dell’Avogaria, dove si potrà venir in luce delli tutori er esecutori di esso e dove per la cinciera deposizione di testimoni io possi haver avvocato che mi diffenda da cosa che mi è difficile l’haver in Brescia, dove, et in ogni luoco di Terraferma, correrei evidentissimo rischio di perder la vita, già che con la mia morte rimanerebbe sopito et dato al silentio l’homicidio di esso mio figliolo. Gratie.

1605 12 agosto

Che alla sopradetta supplicatione rispondino li rettori di Brescia et ben informati delle cose in essa contenute, visto, servato et considerato quanto si deve, dicano l’opinion loro con giuramento et sottoscrittion di mano propria, giusta le leggi, facendo far nota sopra la risposta del loco et nome del supplicante et inviando il tutto con sopra coperta sigillata et diretta alla Serenissima Signoria per cavallaro o altra persona publica.

Consiglieri

[…]

c. Risposta dei rettori di Brescia

Per informatione della supplica di messer Camillo Palazzi ci occorre dire alla Serenità Vostra che Giulio, figliolo di detto messer Camillo, fu ammazzato da un’archibuggiata sopra la strada a Cologni, terra molto populata di questo territorio, la mattina della dominica XI di luglio prossimo passato, mentre che egli, partito da casa sua, andava verso la chiesa per udir messa. La qual archibusata pare, per alcuni testimoni che parlano de udita, che fosse sbarata da una casetta dove soleva star una povera vecchia et che fosse levata una pietra dal muro pr appostar l’archibuso, ma però il reo non fu veduto.

Formato diligentemente il processo si sono trovati alcuni pochi indicii contra Gerolimo figliolo naturale di messer Calimero Palazzo, fratello del supplicante, per inimicizia che passava tra loro per lite de alcuni campi et per alcuni disgusti, se ben si vede che havesse anco altri inimici. Il qual Gerolimo, per questo caso, fu proclamato alle prigioni di ordine di me podestà, sotto di nove agosto prossimo passato, con riserva di proceder anco contra altri. Et a 12 del medemo, suo padre comparve per nome del figliolo con una scrittura et diversi casi seguiti, esponendo che ancorché innocentissimo di questa imputazione, come è prontissimo facendo bisogno di mostrarlo alla giustitia, tuttavia per fugir la potenza de’ suoi aversari, il travaglio della pregione et le spese, ha stimato bene usar il beneffitio delle leggi, domandando che in virtù di esse et della consuetudine, non sia proceduto contra di lui per esser il nome del detto quondam Giulio vivo in raspa et non depenata una condennatione sua di pregione de due anni, alla quale fu confinato sotto li 3 marzo 1592 dall’illustrissimo signor Tomaso Moresini allora podestà di questa città et condannato anco lire cento di questa moneta applicate all’offeso, le quali non si vede che siano state pagate. Onde pretende che habbi potuto esser ammazzato impune.

Sopra la qual pretensione non è per ancora nato giuditio, stante la sospensione interposta col mezo della supplica presentata alla Serenità Vostra.

Quanto ad altri particolari non vi è giustificattione relevante, salvo che vien introdotto che altre volte alcuni testimoni essaminati in altri casi siano stati offesi dai sopradetti Calimero et Gerolimo et appare per due testimoni che essendo stati ricercati dal supplicante due avocati, habbino ricusato di intervenire per lui in questo caso.

Il che è tutto quello che possiamo rappresentare alla Swerenità Vostra. Gratie.

Di Brescia a 27 settembre 1605

Piero Moresini podestà di man propria con giuramento

Giovan Paulo Gradenigo capitano de man propria con giuramento.

d. Nuova delibera della Signoria

1605 5 decembre

Udita da novo la supplicatione di Camillo Palazzo con li suoi avocati, dimandante delegazione all’officio dell’Avogaria de commun del caso della morte de Giulio suo figliolo morto con archibusata tirratagli li XI luglio passato sopra la stradda publica della terra di Cologni del territorio bresciano mentre andava a messa, per più sue ragioni, da una parte; et dall’altra uditi li intervenienti de Gerolimo figliolo naturale di Calimorio Palazzo fratello del supplicante, incolpato del sopradetto homicidio, pur colli suoi avocati, rispondendo esso supplicante dover esser licenziato, intese quanto rispondeno sopra di ciò li rettori di Bressa con giuramento et di man propria et maturamente il tutto considerato, la Serenissima Signoria pose il bossolo bianco che el sudetto caso sia dellegato all’officio dell’Avogaria de commun, come è supplicato, il verde de non et il rosso non sincero.

Et furono:

—- / —- 5 Consiglieri

———- 1 d. Alvise Sanudo

——— 0 d. Zuan battista Contarini

d. Andrea Minotto

d. Gerolamo Zustignan

d. Almorò Zane

d. Zuanne Corner