2.9 L’avvocato dei morlacchi

Serenissimo Principe, Illustrissima Signoria

Non havendo mai la Sublimità Vostra tollerato che li sudditi suoi siano giudicati a passione et da giudici non sencieri, anzi havendo lei prontamente sempre suffragato ognuno che si ha reclamato, confiso io povero et fedel servitor suo Zuane da Veggia, habitante a Parenzo, in tal peculiar et optimo instituto.

Genuflexo riverentemente li espono come, essendomi occorso tuor la protettione et deffesa de alcuni poveri murlacchi, a torto perseguitati dal magnifico podestà di detto luoco di Parenzo, et perciò essendomi sovvenuto venir in questa inclita città, sì al clarissimo officio dell’Avogaria, dove ho fatto intrometter un proclama di sua magnificencia fatto contro uno povero Simon Pozuppo da Villanova, murlacco, come all’officio di magnifici signori Auditori Novi delle sententie, dove ho tolto più lettere contra di esso magnifico podestà, il quale sdegnato per quelle cause ha conceputo uno così malanimo contra di me povero, che non cessa occasione di haver qualche attacco per mandarmi in ruvina.

Sì come dagli effetti si vede, perciochè, volendo sua magnificencia dar il tormento della corda ad uno Mattio Pecca mio fratello giurato, per causa levissima et non giusta, che era di alcuni roncini ritrovati in un certo pascolo; et di ciò dolendomi et dicendo io alli offitiali che non facevano bene, mi ha sua magnificencia fatto proclamar a dovermi appresentar alle prigioni, sotto pretesto di dire che habbi ingiuriati detti officiali et anco la giustitia.

Et son certissimo che quando havesse a giudicarmi, essendo infinitamente sdegnato contra di me per le cause sudette et anco perché mi ho lassato intender voler comparer, come commesso da quelli poveri murlacchi habitanti in quelli contorni, avanti la Sublimità Vostra, perché ella provedi alle extorsioni infinite che gli vengono fatte contra l’intentione di lei et dell’eccelentissimo suo Senato.

Per il che, desiderando io proveder alla indemnità mia et alla ruvina che mi minatia questo magnifico gentilhuomo, riverentemente genuflexo supplico Vostra Sublimità vogli esser contenta delegarmi qual altro giudice che più a lei piace nell’Istria, che habbi a giudicarmi nell’imputatione sudetta, affine io povero suo servitore sii giudicato da giudice sentiero et non suspetto, come porta il dovere et fu sempre mente di lei.

1563 die 12 augusti

Che il podestà di Montona respondi alla soprascritta supplicatione et tolte le debite informationi…

(filza 317)