2.69 La causa

Serenissimo Prencipe, Illustrissima Signoria

Sono forse anni dugento et più che noi poveri contadini, Matthio, Simon, Angelo et altri consorti delli antighi et autthori nostri della villa di Grion, territorio di Treviso, pacificamente et quietamente, con pensione uniforme annua godemo certa quantità di terre poste parte in detta villa de Grion et parte in altre ville circonvicine, di ragion dell’hospedale si Santa Maria dei battudi di Noval.

Et hora pare che a sugestione di alcuni agenti di detto hospedal, con lettere del clarissimo podestà de quel luogo, indrizate al clarissimo podestà di Treviso, siamo stati escomeati di dette terre, et di più cittadi a comparer a Noval a veder confermar esso combiado, cosa molto strana et ingiusta et repugnante alle leggi et ordini di questa felicissima Repubblica, che pur vuole che col possesso di anni 40 li beni di chiesa siano prescritti et di quelli si debba essere investiti con titolo di livello.

Ma questo non ad altro fine è tentato se non perché alcuni cittadini principali di quel luogo pretendono essi impadronirsi di queste terre et mandare in rovina le povere nostre famiglie, insieme con noi poveri contadini, che pur non infruttuosamente vivemo sotto l’ombra et protettione di questo felicissimo imperio.

Però, tolta questa occasione del sapere che in Noval non ci sono se non tre o quattro dottori avvocati, i quali al presente sono tutti fratelli et compagni di essa schola, si hanno pensato di mettere in essecutione questo loro mal animo, rendendosi certi che ogni volta che noi miseri contadini, privi di ogni sorte di aiuto et consiglio ci ridurremo in quel luogo a litigar con essi, non troverremo persona che ci voglia o possa difendere. Et se pur la trovassimo non saressimo securi che il patrocinio della nostra causa fusse fidelmente trattato, per lo interesse che detti avvocati hanno in essa schola.

Pertanto, genuflessi siamo ricorsi ai piedi di Vostra Serenità et di gratia speciale la preghiamo che tolte le debite informationi sopra questo fatto, la voglia commetter la cognitione di questa causa a qualche clarissimo rettore che parerà alla sua molta prudenza, dove noi possiamo trovare avvocati et notari che fidelmente et senza alcun sospetto habbino in prima instantia a trattar la causa et diffender le nostre ragioni, con quel modo che si appartiene per i termini di giustitia, a fine che, come si è detto, non siamo suffocati et destrutti dalle accortezze et sagacità di questi nostri avversari, senza poterci difendere, ma che possiamo conservarci in servitio di Vostra Serenità.

Alla quale reverentemente ci raccomandiamo.

1580 15 luglio

Che alla soprascritta supplicatione rispondi il podestà et capitano di Treviso…

(filza 334)