2.66 Alla Brazza

Serenissimo Prencipe, Illustrissima Signoria

Fu a supplicatione di Cipriana relicta del quondam Ferrante Barisano li mesi passati dalla Serenità Vostra delegato il caso della morte del quondam Evangelista suo figliolo, ammazzato alla Brazza fuor del luogo delli presentati, al clarissimo providitore di Lesina contra li poveri et humilissimi suoi servi Alvise et due altri figlioli di me Cornelia Rafficchi, dove essi sono pronti di mostrare la loro innocenza et ne sperano per le larghe ragioni che hanno liberatione totale.

Et perché in essa supplicatione domandava che il caso fosse delegato al clarissimo conte di Spalato, per li molti favori che ella sperava di ottenere con sua magnificenza clarissima, col mezo del suo cancelliere compadre et strettissimo amico di questi Barisani, io mi opposi con li detti miei figlioli, per questo solo rispetto, et la Serenità Vostra per giustitia ci suffragò.

Pare che non contenta di ciò, questa donna et un suo nipote, Alessandro Secondo da Puglia, che stando et vivendo in casa della detta Cipriana et alle sue spese ha procurato et procura con ogni mezo possibile la rovina nostra, caminando esso con bravi forestieri et con banditi senza alcuna tema della giustitia, portando ancho ogni sorte di arcobusi da ruota prohibiti, appoggiati sopra il potere che tengono col suddetto cancelliere, hanno fatto tanto appresso il detto clarissimo conte, che senza processo, ad eius libitum, ha bandito essi miei figlioli di Spalato et del suo territorio et XV miglia oltre li confini, come per publico mandato appare.

Dal quale essendosi essi appellati et havendogli io in publica audienza presentato le lettere di appellatione, non pure le ha voluto obedire, ma ne ancho, per non obedire, aprirle et leggerle.

A questo si aggiugne un simil mandato fatto prima pure in publica audienza dalla sua magnificenza a me povera loro madre, vecchia di LXV et più anni, che io non so come da dolore non sia morta. Né gli parse, benchè ricercato, darmi il mandato in scrittura, acciò che con esso io potessi havere ricorso alla giustitia.

Ma quello che è peggio, è che esso […] clarissimo rettore stato avertito della deliberatione che haveva fatto Nicolò Natali di andare con la moglie et con otto figlioli tra maschi et femine et con tutta la sua famiglia ad habitare, et facilmente farsi turco, a Salona, dove fu poi trovato essere stato in ostaggio delli turchi, che in una sua barca tragettarno et condussero di là a Milna sopra la Brazza, isola del […], Gierolimo et Christoforo suoi figlioli banditi, l’uno di terre et luoghi et proclamato per assassino et l’altro di Spalato et suo distretto, così indotti, mandati et pagati col detto Nicolò loro padre dalla suddetta Cipriana et Alessandro suoi nipoti, et aiutati ancho et spalleggiati da Ismaele Agà di Salona loro intelligente et vecchio et domestico amico per ammazzare il misero Annibale mio figliolo et loro giermano, sì come fecero crudelissimamente con due arcobusate et con più di sessanta ferite, svaliggiandogli ancho la casa, insino le catene del foco et li panni de dosso della sua moglie, et fattone conscienza et carico di provisione, non solamente ha voluto farnela allhora, ma neancho doppo seguito questo sceleratissimo assassinio, quando li sopradetti Nicolò, Gierolimo et Christoforo, tornati da Salona a Spalato, passeggiavano gloriosi per la piazza et per tutta la città con arcobusi scoperti et minacciando di volere fare il medesimo agli altri miei figlioli et a chi sarà et farà per loro.

Anzi la sua magnificenza se ne ha riso et ne ha mostrato piacere, quasi che con la morte di questo povero innocente, che aveva pochi dì innanzi magnato et bevuto con li sopradetti Nicolò, Gierolimo et Christoforo, zio et giermani suoi, ma ribaldi et nemici del loro proprio sangue, anzi veri nuovi caini al tempo nostro, ella fosse stata vendicata dell’haverci noi opposti al suo giudicio nel detto caso di Evangelista et di altro che per adesso si tace.

Le quali operationi vengono a rendermi sospetto et nemico (mi sia lecito dire così) il giudicio di esso clarissimo rettore.

Né sapendo come liberarmi di tal sospittione, ricorro humilissima ai piedi di Vostra Serenità, supplicandola che, tolta prima quella informatione che le parerà, la si degni durante il presente reggimento delegare tutte le mie cause et quelle delli miei figlioli, attive et passive, civili et criminali, ad ogni altro suo rappresentante in Dalmatia, purchè non sia il clarissimo conte di Sebenico, al servicio del quale è dissegnato il presente cancelliere di Spalato.

Et alla buona gratia di Vostra Sublimità insieme con li miei figlioli humilmente mi raccomando.

1579 27 novembre

Che all’oltrascritta supplicatione rispondi il conte di Trau et ben informato delle cose in essa contenute, visto, servato et considerato quanto si deve, ne dica l’opinion sua con giuramento et sottoscrittione di man propria, secondo la forma delle leggi.

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(Filza 333)