2.65 I tempi presenti

Serenissimo Principe et Illustrissima Signoria

Miseri et calamitosi sono i tempi presenti, poiché il stato della Serenità Vostra è così pieno di sicari perfidi et sceleratissimi huomini che perturbando il pacifico viver delli sudditi suoi reducono le povere famiglie in ultima disperatione, non vi essendo persona che più si assicuri, massime nelle parte de Bassan, et da lì in suso verso Valstagna, per quieto vivere che faccia, lontano d’ogni inimicitia, che infine possi fuggir di non esser da questa sorte de sicari et pessimi huomini trucidato et morto, quando che non se li dii della robba quando la domandano, alloggiamento quando lo vogliono.

Et infine guai colui che se li rende suspetto per qual si voglia minima causa, perché subito li succiede la morte per mano di questi assassini et carnifici, come è avenuto a me povero et infelice Thomaso Di Callegari di Valstagna, che attrovandomi in questo mondo un solo fratello nominato Zuanne, carico di sette fioli, ai quali con le sue brazze faceva le spese, sotto li 19 mazo prossimo passato, nel tornarsene a casa sua, fo assaltato da tre sicari et assassini circa hore una di notte.

Quali, apostatamente et proditoriamente, lo aspettavano nel loco del Carpenedo, territorio de Bassiano, da qualli il meschino fu con sette crudelissime ferite trucidato et morto, lasciando la povera et infelice sua moglie con li preditti sette fioli senza alcuna sustantia, et me infelicissimo et miserissimo suo fratello in tanto affanno et travaglio che ancor io posso temer che non me succeda il medesimo.

Poiché né il ditto povero quondam mio fratello, né io habbiamo mai fatto offesa ad alcuno, né mai habbiamo portato arme, né mai sapemo haver operato altro, che negato di alloggiar di questa sorte di sicari et tristissimi huomini, che fa reputar il caso nostro da ognuno tanto più grave et che sii degno che la Serenità Vostra li poni la mano sua.

Essendo cosa certa che detto attrocissimo assassinamento resterà impunito quando che dalla benignità et iustitia di Vostra Serenità non li sii provisto, perché quelli che hanno veduto o altramente sano et conoscono detti assassini, non è dubio che da loro spaventati non vogliono deponer la verità.

Onde noi misero fratello et moglie et figlioli, genibus flexis ai piedi suoi, la supplichiamo con ogni efficatia la sii contenta delegar questo caso al clarissimo officio dell’Avogaria, ove secondo l’ordinario contra questi assassini si habbia a proceder, perché così et più facilmente li testimoni, che sano et conoscono li colpevoli, li palleseranno alla giustitia et questi tristi portaranno la pena di tanta loro scelerità, che altramente è cosa certa che tal nefandissimo delitto restarà occulto, per il timor che hanno gli uomini di deponer il vero, cosa che non die esser tolerata dalla molta pietà di questa Serenissima Rpubblica et dalla prudenza di Vostre Signorie, che amano li suoi sudditi.

Et alla buona sua gratia humilmente si raccomandiamo.

1579 18 luglio

Che alla sopradetta supplicatione rispondi il podestà et capitano di Treviso…

(filza 333)