2.5 Profondo d’Istria

Serenissimo Prencipe, Illustrissima Signoria

Essendo la fede quella che mantien li stadi et le Republiche et se alcun mai è stato et è observator Vostra Serenità è quella una, questo dicemo noi poveri morlachi, perciò che invitati dalla bontà di Vostra Serenità del 1539, mediante l’opera del quondam messer Alvise Baduer, allhora proveditor generale in Dalmatia, non senza inspiration divina, tutti d’un animo et voler, lassassimo le case, vigne et nidi nostri fatti con infiniti spese et sudori nostri padri et qui et de subditi del signor Turco si fessimo sudditi di Vostra Serenità, la quale per patente privilegio del suo eccelentissimo Senato del ditto millesimo de dì 15 mazo ne fo permesso che potessimo habitar l’Istria et esser trattati come sono li altri habitatori et con le altre conditioni come in quello. al qual in tutto se habbi relatione.

Unde, se ben questa è stà la sua ferma intention, nientedimeno li sui representanti, cancellieri, cavaglieri et offitiali, n’hanno diversamente strusiati, al che si ha aggionto il mal voler de quelli d’essa Istria, quali diversamente hanno circhato de scatiarne in Turchia et ogni giorno circano modi et vie per metterne in desperatione, non obstante che Vostra serenità più volte habbi scritto a nostro favore, come fo quando a richiesta di quattro in cinque delli primari de Do Castelli, territorio de Capodistria, quali de continuo littigano con noi con li danari sotto nome di comunità, però a spese nostre, facendone pagar anco a noi et così loro vadagnano et mantengono procuratori et advocati, in grave danno de noi poverini, volsero farne habitar in terra.

Tamen la benignità di Vostra Serenità fo tale et tanta che volse che ne fosse osservata la fede et che possiamo star, habitar et fabricar li nostri casoni per le campagne et luochi vacui per poter più comodamente cultivar le nostre vigne et redur essi luochi.

Per il che molto se habbiamo slontanati dalla Terra per comodarsi de terreni, perciò che tutti li più propinqui alle città et castelle già erano tenuti et posseduti et coltivati dalli antichi vicini. Et così havemo fatto più de casoni 2000 in questo territorio, con le nostre case, orti, luochi, pradi et havemo redutto a cultura molte campagne sterile et luochi aspri e spinosi, dove che non si vedeva altro che grotte, spini, nidi de lupi et volpe.

Hora hanno trovato modo de strusiarne facendo far un proclama che per tutto il presente mese de luglio debbiamo portar le nostre intrade in castello, nel qual luocho non habbiamo nè casa, nè locho da reponerle, oltra che tal cosa è contra l’antiqua osservantia e costume del paese e cosa insolita nell’Istria che le ville siano astrette a portar le sue intrade nelle città et castelle.

Per tanto comparemo et humiliter supplichemo la voglia comettere che sia osservato esso nostro privilegio, retractando tutte le cose innovate, contra la forma di quello e che ne lassino goder le nostre entrate et fatiche, sì come habbiamo fatto per il passato.

Item, havendone fatto comandamento in pena de lire 20 che venissimo habitar in el castello, contra la decision di Vostra Serenità, in qual cosa è stata per expilarne et però ne hanno fatto pagar a tutti li sottoscritti lire 20 per uno.

Supplicandone pertanto, essendo questo contra le dicision di Vostra serenità la ne faci retornar la pena tolta con le spese.

Et perchè hanno fatte molte leze et ordini, sì in materia di gabelle, come di comunali di Vostra Serenità. contra la forma d’esso privilegio, noi supplichamo la facci il tutto retrattar, non devendo tal deliberatione prevaler alla publicha fede et a tanti sui decreti et contra la bona mente di Vostra Serenità, alla qual humilmente s’aricomandemo.

Guido Salanovich

Michiel Pianich

Gregorio Budavich

Lucha Suvenovich

Martin Surenovich

Antonio Torsich

Gregorio Cinovich

Piero Cinovich

1559 24 julii

Respondeat suprascripte supplicationi D. Potestas et Cap. Justinopolis et sumptis debitis informationibus dicat opinionem suam cum juramento et subscriptione manus proprie, justa leges.

(filza 313)