2.47 Per San Marco

Serenissimo Principe, Illustrissima et Eccelsa Signoria

E’ statta sempre tale la fideltà et l’ardentissimo zelo del comun et homeni di Mozzana, fino alla morte al servitio di questa illustrissima et eccelentissima Repubblica, che si può gloriar non esser mai stato superatto da altri di fedeltà verso il suo Principe.

Il qual comun, sì come per avanti, così nelle guere ardenti del 1509 fin al fine di essa guera pienamente lo dimostrò, con spander il proprio sangue volontariamente, per esser constante nella devotione verso la Vostra Sublimità et nella sua fideltà.

In modo che, havendo li inimici preso tutta la Patria del Friuli, solo fu il commun di Muzzano che per esser armato di invincibil fede et constantissima deliberatione di morir, prima che sottoporsi ad altri principi, si deffese fino all’estremo, né mai volse renderssi senza licentia di Vostra Sublimità.

Di modo che, essendo questo prevenuto alle orechie de inimici, dopo che esso comun vene in poter loro, quelli vollero che esso fusse esempio ad altri di spavento, seben avevano fatto promesse et salvi condutti.

Tolta occasione di voler far giurar la fideltà et negar Vostra Sublimità et il gloriosissimo nome de San Marco, né volendo alcuni de essi homeni farlo, furno presi da essi inimici et condotti a crudelissima becharia delle lor vite et persone.

Et così publicamente fu cavatto gli occhi a 54 homeni; et a 25 altri un ochio et tagliati dui detti della man destra; et a 15 altri tagliato il viso in crose. Dicendoli che hora andassero alla Signoria di Venetia, che questo era il premio della loro fedeltà.

Sachegiando et abrusiando le case et pochi beni di esso comun, il quale, ritornatto doppo brevissimo tempo di novo sotto il felicissimo stendardo di San Marco, ha sempre continuado nella fede et solita devotione, nella quale insieme con li nostri posteri habbiamo di star perpetuamente, parendoci haver havuto molto ricompenso del sangue sparso, con l’esser noi nella buona gratia di questo illustrissimo stado.

Il qualle, havendone concesso perciò la esentione reale et personale da ogni gravezza et da allogiamenti di gente et di exerciti et quella prorogatone più volte, come per le patente di Vostra Sublimità appare.

Habbiamo goduto haver appresso di noi il testimonio della gratia di Vostra sublimità et noi, seben siamo esenti d’angarie et fationi, habbiamo però in ogni occasione sempre dimostrato da noi medesmi nell’adoperarne in tutte quelle cose che sono occorse per servitio di Vostra Sublimità, che siamo statti sempre exempio ancho a quelli che non son stati esenti.

Sì come fu nella presa di Marano, preso dal Sachia, il qual non potendo tener esso logo per non haver altro che 37 persone dentro, havendo noi inteso che esso luogho se teneva per Vostra Serenità, subitto si levassimo cento homeni del nostro comun in quella serra istessa et intrassimo dentro, sustentando esso logho contra i regi, fino che Vostra Sublimità dette quel ordine che li piaque.

Et dopoi, in ogni tempo, habbiamo havuto molta cura di conservar essa fortezza di Marano. In modo che, seben erimo esenti, non siamo però restati andar con cento e più homini alla volta, senza esser chiamati et senza premio alcuno in aiuto della fabrica, sì come fu l’anno 1556.

Et doppoi, havendo noi inteso che quelli di Pallazzol, ricerchadi al medesmo servitio, si havevano escusatto, noi di novo mandassimo a offerirssi et di novo ritornassimo alla detta fabricha con le nostre persone, come per fede del clarissimo messer Hieronimo Contarini proveditor di Maran appar.

Et poi et così ancho inanti quando ha fatto bisogno de palli, gradizzi et oppere di cavation di fosse et altre opperationi per servitio di Vostra Sublimità siamo sempre statti non solo pronti, ma primi.

Per il che esso comun, continuando nel suo proposito fermissimo, suplicha di novo humilmente Vostra Sublimità che in testimonio della sua constantia, fede et servitio si degni di novo prorogarne per altri anni dieci la esentione reale et personale da ogni gravezza et da allogiamenti di gente di exerciti suoi, giusta la prima et le altre concessione fatene et prorogate più volte per Vostra Sublimità, offerendo noi a Vostra Sublimità et questo Illustrissimo Dominio il core, la vitta et il sangue nostro fino alla morte.

Alla cui buona gratia humilmente si raccomandiamo.

1575 4 zugno

Che all’oltrascritta supplicatione respondi il luogotenente nostro di Udene…

(filza 329)