2.41 La Casa dei mercanti

Serenissimo Principe, Illustrissima et Eccelsa Signoria,

Per diverse differentie che sono vertite tra la magnifica Communità di Verona et li mercanti di quella città per occasione degli officii della Casa della mercantia, io Giulio Tornielo ho convenuto così per mio interesse, come mercante di quella città, come ancho per interesse delli altri mercanti delli quali io era agente et diffensore principale, intervenire et ancho parlare per le raggion de tutti li mercanti et davanti il clarissimo podestà et doppo ancho alla presenza di Vostra Serenità.

Dove dalla sua immensa giustitia habbiamo ottenuto la conservatione di quelli ordeni de ditta Casa che ne erano stati interrotti.

Et perchè io conveniva et convengo come era et è mio debito dir le nostre raggioni intieramente et far intender in che modo ne erano state et sono offese, è avvenuto che li magnifici nobili di quel Consiglio me hanno preso in tanto odio, che non mi vogliono lassar quieto, né libero diffensore delli mercanti.

Ma, non potendo offender la mia innocenza si sono imaginati di farmi accusar da uno tamquam unus de populo, di cose vanissime et caluniosissime , et mi hanno fatto formar contra un’inquisitione per la qual io mi trovo carcerato et privo di poter deffender le nostre raggioni, delle quali io ho molta notitia, come quello che è sempre versato con somma diligenza et fede in questa deffensione.

Et perchè io scio d’esser innocentissimo et che senza dubio, oltra la mia assolutione, li calumniatori saranno ancho condennati in tutti li danni et interessi, supplico Vostra Serenità che acciò (come è conveniente) io sia giudicato da iudici sinceri et non alterati, vogli per la sua somma giustitia et bontà far et delegar che quel clarissimo rettore con la sua corte debba giudicare il caso mio, esclusa la magnifica Consolaria, perchè altrimenti io sarei giudicato dalli miei propri adversari et delli quali io convengo per nostra deffensione esser necessariamente continuo adversario nelle predette controversie, per il che mi sono duri et acerbissimi persecutori.

Et alla sua buona giustitia humilmente mi raccomando.

1573 22 aprile

Che alla sopradetta supplicatione rispondino li rettori di Verona…

(filza 327)