2.28 Il nunzio di Romano

Illsutrissimo Principe, Serenissima Signoria

Havendo parso alli spettabili consoli, sindici et raggionatti, agenti della sua fidelissima communità di Romano di mandar me Francesco Agazio, cancelliero di detta communità, dinnanci Vostra Sublimità a procurar di ottener alcune cose a beneficio universale di quella sua devotissima terra.

Et questo in essecutione di parte presa nel suo general consiglio, con la presenza del magnifico messer Thomà di Cavalli, podestà et proveditor al presente di Romano, la qual dà authorità a ditti agenti, overo la maggior parte di loro, di mandar un noncio in questa inclita città per casi necessari et bisognosi, a beneficio universale.

Nondimeno ha parso a detto magnifico podestà, contra li ordini, privilegi et parti prese in questa materia, di far un comandamento alli detti agenti della communità , che sotto pena di bando et altre pene non possano ridursi inscieme per mandar un noncio in questa città, overo in altro luogo suddito di Vostra Sublimità. Et come in quello si legge.

Et havendo lori agenti fatto una commission nella persona mia di comparer dinnanci Vostra Sublimità, ha fatto un commandamento a instantia di un messer Venturin di Venturini, raggionato di detta communità, contra il voler degli altri trei raggionati, che il nodaro non debba dar la procura fatta nella persona mia, sotto pena di bando et altro et come in detto commandamento si contiene.

Et però riverentemente comparo io Francesco Agazio, per nome di detti agenti della communità, et dimando che Vostra Sublimità voglia commettere al detto nostro magnifico rettore che ne siano osservati li nostri privilegi, ordini et parti, sì che possano li consoli et sindici, agenti di detta communità, per lo avvenire mandar, iuxta la parte, suo nontio dinnanci Vostra Sublimità, overo innanci ad ogni altro excelso magistrato et luogo suddito di Vostra Sublimità, per ottener quelle provisioni che saranno di beneficio et utile commune di detta sua terra, permettendo che ne sia datta dal nodaro la commissione fatta da ditti agenti della communità nella persona mia, overo in altri, a chi più lor parerà.

Et a Vostra Sublimità riverentemente ci raccomandiamo.

1569 28 maggio

Che rispondino li rettori di Bergomo et tolte le debite informationi dicano l’opinion sua, servatis servandis et con sottoscrittion di man propria, iuxta la forma delle leggi. Sia scritto al podestà et proveditor di Roman che per mese uno non prociedi….

(filza 323)