2.24 Lungo il lago

Serenissimo Principe

Cusì come il crudelissimo assassinamento comesso contra il povero et infelice il quondam Paulo, figliuolo di me Battistino Fornaro in Salò, è il maggior che già molti anni, non che giorni, sii stato rappresentato alla Serenità Vostra, cusì merito io afflitto et sconsolato suo padre, et per l’attrocità di quello et per molti e iusti miei gravami, esser dalla Sublimità Vostra sopra questa mia supplicatione exaudito.

La qual saperà che la notte di Pascha di mazzo passato, dovendo andar detto Paulo mio fiolo al mercato del Desenzano per comprar formenti, abuto per spia da alcuni sicari, s’imaginorno questi tali, verso le quatro hore di note in circa, fingendo d’esser il barchariolo con il quale esso Paulo havea da andar per barcha al detto mercato, andar sotto le sue finestre et chiamarlo dicendoli che dovessi venir alla barcha sudetta.

Et essendo pocho discosto da casa fu assaltato da parte de li detti sicari et crudelmente ferito, da mano dei quali fuggendo, cridando et ritornando verso casa, fu dal restante delli sudetti malfattori, quali prevedendo che potesse fugire si erano posti in insidiis, intertenuto et cum arme d’asta affermato et tolto di mezzo li diedero tante spontonate et altre crudelissime ferite che lo lassiorno in terra come morto, non obstante che detto infelice, cridando li supplicava che (per amor d’Iddio) gli concedessero tanto di tempo che si potesse confessare.

Et essendosi partiti, cridando il meschino nel ultimo spirar (in manus tuas Domine comendo spiritum meum), uno di essi ritornò indietro havendolo sentito dir le suddette parolle et di novo lo ferì di cinque crudelissime ferite sopra la testa, cum tale crudeltà che tutte le cervelle gli ussì.

Et cum questo crudelissimo modo esso infelice privato di vitta et me povero suo padre lassato sconsolatissimo et privo di quel fiolo ch’era l’unico sustentamento di casa mia.

Ma quello, Principe Serenissimo, che ancho appresso de la morte di detto mio fiolo mi tormenta et crutia, si è che, essendo la mattina seguente ritenuto esso servitore di questi che comissero tale assassinamento et che s’attrovò nel proprio fatto, il magnifico capitano di Salò, dopoi tolto il suo constituto, avanti ch’habbi chiamato l’altri imputati, et formato il processo et fatto che expurgasse quelli indicii che è contra detto retento, l’ha messo in logo che ogni uno gli può parlare et lo può instruire et da lui intendere la forma delli suoi constituti, non obstante che io povero padre mi sii doluto et a ciò mi sii opposto.

Dal che m’è nassciuto una certa suspitione che più possi la potentia di detti malfattori che la iustitia che si conviene sopra un così crudelissimo assassinamento, dell’attrocità del quale et dall’altre tutte cose sopra da me narrate son stato astretto io povero et infelice padre comparer alli piedi di la Sublimità Vostra, supplicandola che esso caso si degni delegar all’officio delli clarissimi signori avogadori di comun, ove che li testimoni senza paura de la potentia di detti malfattori dirano la verità et si formerà il processo in quelli modi che si convengono a simili assassinamenti.

Et poi con il mezzo dell’excellentissimo Consiglio di Quaranta criminal, appresso il quale nè parentele, nè robba, nè amici, delle qual cose essi malfattori ne sonno copiosissimi, esso caso sarà iudicato di quella maniera che si conviene alla iustitia et che è di mente della Sublimità Vostra et di satisfation de li suoi sudditi.

Alla qual humilmente mi raccomando.

1566 alli 4 di luglio

Che rispondino alla presente supplicatione i rettori di Bressa et tolte le debite informationi, considerato et servato quanto si deve, dicano la loro opinion con giuramento et sottoscrittione di mano propria, secondo la forma delle leggi. Et furono:

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Consiglieri: d. Giacomo Moresini, d. Marin Donado, d. Sebastiano Venier, d. Marco Grimani, d. Zuane Mocenigo.

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