2.18 La legge viva

Serenissimo Prencipe et Illustrissima Signoria,

Essendo più li casi che la legge, è proprio offitio de ogni bon iudice considerato il tuto esser poi legge viva, perciò che è meglio il bon iudice che la bona legge.

Questo dico io Zambattista Panigai, perciò che trovandomi vechio de anni sesantasei et solo, salvo che de un fiolo, qual non vuol star alla mia obedientia, ma de continuo me travaglia, sichè non solum posso far li fatti de altri, ma ne anco li mei propri. E quel che è pegio, come vechio son travagliato da varie importantissime schinele, per le qual mancamenti et deffecti me bisogna viver con grandissima guarda.

Et fra le altre il chaldo et fredo mi è nocivo et similmente lo chavalchar et lo andar in caretta et ogni sorte de fadiga. Onde, volendo quei del magnifico Parlamento aretarme ad andar nel suo conseglio, sotto pretesto de ordine che vuol ogni uno vi vadi, però se intende salvo iusto impedimento, al qual Parlamento non se chiama per altro che per meter qualche angaria. La qual però so per pagar volintieri ancho che non vi vadi.

E perché per le cause sopra ditte hora convengo star in questa sua illustrissima cittade, hora a casa mia in Portogruaro, lontan da Udine una giornata et de senestro andar per esser luogo sassoso et impossibile a me, se non con pericolo della mia vitta, onde sapendo Vostra Serenità iustissima moderar sempre li ordeni secondo il tempo et la qualità delle persone, pertanto comparo et humiliter supplico a liberar la persona mia de tal cargo et questo stante le cosse sopra narate.

Offerendomi, quando li pari, ogni volta che achaderà mandar uno per mio nome con amplissimo mandato o come meglio pari a Vostra Serenità, alla qual humiliter me raccomando.

1565 a 15 de settembre

Rispondi alla soprascritta supplicatione il luogotenente della Patria di Friul…

(filza 319)