2.14 Relazioni pericolose

Serenissimo Principe, Illustrissima Signoria

Non fu mai mente, né opinion di Vostra Serenità che li innocenti paghino el delitto per li colpevoli et che quelli che vedano il male, per colpa altrui o sia per error di mente et lettura, sotto confuso nome et cognome siano condannati.

Anci, quando de questi casi sono occorsi, comparendo alli piedi suoi, slargando il gremio de le sue gratie, sono stati sempre suffragati.

Questo dico io Zuan Battista Pasqualino da Malo de Vesentina, però che, essendo successo la morte del quondam Zuan Battista Drapiero affittual di messer Silla Muzan, cittadin de Vicenza, de una ferrita sola, datali per uno Zuan Battista Fontana da Treviso, mentre che era alle mani detto Drapiero mio amicissimo con uno Lauro, servitor del detto messer Silla, ne le case proprie di esso messer Silla, condutte ad affitto per esso Drapiero, ritrovandomi esser andato a solazzo in zupon, con una giavarinetta in man, con detto messer Silla et vedendo tal rumor, corsi a distremezar, facendo sempre ogni mio potere che non succedesse mal alcuno et cridando che non facessero, per esser molto mio amico.

Ma con tutto ciò non si potè far tanto che Zuan Battista Fontana, suo inimico, per quel si seppe doppoi, non lo ferisse; per la qual ferrita, alquanti giorni doppo, morse.

Di che, havendomi pregato esso messer Silla, mio vicino d’habitacion, dal qual alle volte andava et lui veniva da me, come fanno li vicini, che io lo volesse accompagnar a Schio, così li andai.

Di che, senza colpa mia, causò un poco di suspetto et gelosia nel fratello del deffunto, nominato Pasqualino, dal qual essendo per complice accusato a torto et innocentemente, mi convenne presentar insieme con li altri et fatte le mie diffese et provato che io distremezava, per la bocca et confession propria del deffunto, perché nel tempo de la rissa in dette case non si trovorno persone che distremezassero, salvo alcuni lavoradori et persone di essi affittuali, che per compiacer a essi affittuali mi hanno confusamente nominato per bravo di esso messer Silla, con che mai si troverà che io sia stato suo bravo, né favorito.

Però, non lette, né intese et non ditte le ragion mie, son stato bandito confusamente con li altri per anni diece del Vesentin et miglia quindese oltra le confine, per caso puro, havendo solo rispetto al nome di bravi innocentemente a me dato.

Et non intese le mie diffese, come ho ditto di sopra, il che quanto a torto io patisca da la natura del fatto et dal processo istesso, chiaramente si vede l’error in che li giudici sono incorsi.

Però prostrato alli piedi di Vostra Serenità, la supplico per viscera domini nostri Jesu Chrispti, per viam gratiae, si vogli degnar di novo rimettermi al magnifico podestà et ad essa corte et consolaria de Vicenza, da la qual possi esser udito et inteso de le mie ragioni et facino giustitia, consentendomi esser giudicato sopra quelli processi et diffese che fin hora sono stati formati.

Et alla buona gratia di Vostra Sublimità mi raccomando.

1564 24 agosto

Che respondino alla sopradetta supplicatione il potestà nostro di Vicenza presente, visu processu, et quello che fece la condemnatione…

(filza 318)