2.112 La pubblicazione della sentenza

Serenissimo Principe

Per la morte del quondam Zuan Battista da Padoa, qual fu amazzato in tempo di notte li 14 zugno 1602 con sbaro d’archibugiata, nelle pertinentie di Montechio Mazore territorio vicentino, furono proclamati alle pregioni Battista et Zuane, fioli di me povero et infelice Francesco Rovere, insieme col signor Nevio Nievo et messer Antonio Chiarello.

Questi poveri miei figliuoli, che non erano stati l’interfettori, si presentorno et si constituirno voluntariamente pregioni dell’illustrissimo signor podestà, sino li 5 novembrio del medesimo anno 1602.

Et fatte le sue diffese, renuntiorno et, secondo il costume et procieder del malefitio di quella città, hebbero le copie delli processi, nè altro occorreva se non che si devenisse all’ispeditione del caso, per la quale havevo anco dato li processi all’eccelentissimo avocato de detti miei figlioli, aciò potesse essere in ordine per parlar in Consolaria a loro diffesa.

Ma volse la mala fortuna che essi miei figlioli, per total rovina et esterminio di casa mia, che il signor Nevio Nievo, cittadino di quella città e che era favorito da gentilhuomeni principali, per esser stato l’interfettore, non essendosi presentato, procurò sempre di portare il negotio alla longa.

Ma perchè non vi era occasione di farlo rispetto alla sua persona, per esser absente, bisognava che io permettesse che li termini fossero adimandati per nome de detti miei figlioli, quali però non haveano altro desiderio che esser ispediti.

Ma dopo molte indugliente, gratie et cortesie ottenute dalla giustitia, furno il giorno 20 instante di novembrio espediti absenti nella consolaria, non vedute, nè lette le sue diffese. Et subito ispediti, imediate sono stati publicati in arengo, di già apparechiato per altre publicationi, rimanendo banditi per anni vinti.

Et perchè, si può dir con verità, che detti poveri miei figlioli non hebbero mai pensiero di esser ispediti absenti, a che hanno a viva forza convenuto farlo, doppo fatte le sue diffese, havute le copie delli processi et posto l’avocato in ordine per parlare.

Suplico riverentemente la Serenità Vostra io povero et infelice vecchio, essendo che non mi attrovo altri figlioli che questi, con tre figliole da marito e che, rimanendo questi banditi, convengo abbandonare la possessione che tengo a lavorar et andar, posso dire, con le figliole mendicando, che, tolte le debite informationi di quanto ho di sopra fidelmente esposto dall’illustrissimo signor potestà di Vicenza, che è pur quello che ha ispedito con la consolaria detti miei figlioli, vogli concederne che possino esser rialditi et, con le diffese di già fatte et nell’ispeditione non vedute, di novo esser dal medesimo illustrissimo signor potestà et consolaria ispediti. Gratie.

1604 adì 25 novembre

Che alla sopradetta supplicatione rispondi il potestà di Vicenza…

(filza 357)