2.109 Il bacio

Serenissimo Principe,

Havendo Pietro Fucati da Serravalle fatto recerchare per molgie Giustina, figliola di me Bortolamio Fondra di detta terra, al qual matrimonio non havendo io voluto aconsentire, non piacendomi quel sugetto per diversi rispetti, s’immaginò di volere tiranichamente et per forza ottenere quello che con raggione io li haveva negatto.

Perciò, il giorno di santo Biasio, essendo nella chiesa di Santa Augusta, ove è la testa del detto glorioso santo, grande devotione et concorso grandissimo di tutta essa terra di Serravalle, di Ceneda et altri lochi circonvicini, imaginandosi che ancho detta Giustina li serria andata a pilgiare la perdonanza, andò il detto giorno appontatamente et pensatamente ad aspetarla alla strada, ove passar doveva.

Et quella veduta che con altre figliole et done andavano a detta perdonanza, l’andò per di dietro et senza timore del Signor Iddio et della giustitia del mondo, immezzo della publica strada s’aventò adosso a detta figliola per bassiarla per forzza.

Et essa, volendo difendersi, cascò in terra in mezzo essa strada et esso tuttavia se li buttò adosso con grande disonestà, con offesa del honore della figliola et con scandolo universale di tutti, et hebe gran fatica a liberarsi dalle sue mani con l’agiuto d’alcune done che erano secco. Et subitto ritornò con gran vergogna et paura a casa.

Cosa di gran pericolo, di meter tutta la terra predetta in arme. Et esso Pietro di vana gloria se andava avantando d’haver fatto un caso della Avogaria.

Tentando lui, con talli indireti modi, che segua detto matrimonio per forzza et per timore et violando la libertà delle publiche strade dal bel mezzo giorno.

Di questo caso così grave io non spero di vedere quella vendeta in Serravalle, nè che segua quella giustitia che è mente di Vostra Serenità.

Perciochè è tanta l’astutia et insidioso proceder di costui che, con tutto che habia comesso altri gravissimi ecessi, è però andato o impunito o legiermente castigato.

Però humilmente suplico la Serenità Vostra che hautte le debitte informationi si degni delegare questo caso fuori di Serravalle, dove piacerà a Vostra Serenità, aciò che ne possa seguire quel giuditio che si conviene a così grave delito.

Et alla buona gratia di Vostra Serenità humilmente mi inchino.

1603 a 19 marzo

Che alla sopradetta supplicatione risponda il podestà et capitano di Treviso et ben informato delle cose in essa contenute, visto, servato et considerato quanto si conviene, dica l’opinion sua, con giuramento et sottoscrittion di man propria, iuxta la forma delle leggi, mandando la risposta sua, con la presente supplicatione col nome del supplicante di fuori, et poi con una sopracoperta a noi diretta per cavallaro o altra persona publica.

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(filza 356)