2.108 I Legnaghesi

Serenissimo Prencipe

Se lo stato misero et infelice della fortezza di Lignago, vera diffesa et antemurale del Veronese, Vicentino, Padovano et Polesene, potesse esser con l’occhio proprio della Serenità Vostra veduto, senza dubbio saria con infinito dolore dell’animo suo, ma ben havendone informatione dai suoi rapresentanti potrà con la prudentia sua provedere a tanti mali.

Fu florido un tempo la terra di Legnago, copiosa de cittadini comodi de beni di fortuna, pieno di habitatori, di mercanti et altre industrie, ma doppo che, per decreto della Serenità Vostra, l’anno 1557 fu levato il mercato che si faceva dentro le mura et posto di fori, ella è andata, di giorno in giorno, così mancando di gente, che molti sono riddoti ad habitare altrove et altri impoveriti, in maniera che riddoti a poche famiglie, cessate l’industrie, apena possono sustentarsi.

Le botteghe, non solamente per tutta la terra, ma nella publica piazza, sono serate, le case vuote d’habitatori, anzi per tal rispetto si vegono più dento et cinquanta distrute sino alli fondamenti, in modo che dalla Serenità Vostra sono mantenuti per diffesa di essa fortezza.

Di questo così importante negocio ha giudicato la sua fidelissima communità che sia neccessario che la Serenità Vostra ne sia consapevole, acciochè la possi, con la molta prudenza sua, far quelle provisioni che li pareranno.

La fortezza predetta, sì per la qualità del sito, per la fertilità del territorio (benchè picciolo), è importantissima, ma più per la fede tante volte mostrata da Legnaghesi dall’anno 1405 in qua, che volontariamente si consacrarono a questo Serenissimo Dominio, poiché non hanno temuto né spogli, né morte, anzi il tutto hanno animosamente soferto da crudelissimi nemici, più tosto che mai pensare ad altro prencipe, che alla Serenità Vostra.

Trattandosi adunque materia così importante et che ha tante consequenze, è necescario far qualche provisione, acciochè una tanto fortezza non resti desolata.

Non restando quella sua devotissima communità di reverentemente racordarle che per opinion sua, quando vi fosse introdotto qualche essercitio di momento le potria ridurse in assai buon termine, con universale consolatione.

Et questo saria se fosse introdotta in essa fortezza l’arte della pannina et della seda et, acciochè li huomeni s’aletassero aprontamente incaminarsi in questa mercantia, concederli per qualche anno la essentione dei datii, né altro si può immaginare la communità sua fidelissima, per hora, di ricordar alla Serenità Vostra, rimettendosi sempre al prudentissimo giuditio suo, che con il modo predetto, o con qual altro espediente che meglio le parerà, sovenghi et mantenghi una fortezza edificata dalla Serenità Vostra a quel fine che a lei è benissimo noto.

Et se li pare, anco di tore informatione del stato di essa fortezza dalli ultimi proveditori ritornati da quel governo, la resterà sicura della verità et risoluta di far qualche gagliarda provisione per publico servitio. Gratia.

1600 18 agosto

Che alla sopradetta supplicatione rispondano li rettori di Verona…; l’istesso faccia il proveditor di Legnago et li doi ultimi ritornati da Legnago…

(filza 353)

Se lo stato misero et infelice della fortezza di Lignago, vera diffesa et antemurale del Veronese, Vicentino, Padovano et Polesene, potesse esser con l’occhio proprio della Serenità Vostra veduto, senza dubbio saria con infinito dolore dell’animo suo, ma ben havendone informatione dai suoi rapresentanti potrà con la prudentia sua provedere a tanti mali.

Fu florido un tempo la terra di Legnago, copiosa de cittadini comodi de beni di fortuna, pieno di habitatori, di mercanti et altre industrie, ma doppo che, per decreto della Serenità Vostra, l’anno 1557 fu levato il mercato che si faceva dentro le mura et posto di fori, ella è andata, di giorno in giorno, così mancando di gente, che molti sono riddoti ad habitare altrove et altri impoveriti, in maniera che riddoti a poche famiglie, cessate l’industrie, apena possono sustentarsi.

Le botteghe, non solamente per tutta la terra, ma nella publica piazza, sono serate, le case vuote d’habitatori, anzi per tal rispetto si vegono più dento et cinquanta distrute sino alli fondamenti, in modo che dalla Serenità Vostra sono mantenuti per diffesa di essa fortezza.

Di questo così importante negocio ha giudicato la sua fidelissima communità che sia neccessario che la Serenità Vostra ne sia consapevole, acciochè la possi, con la molta prudenza sua, far quelle provisioni che li pareranno.

La fortezza predetta, sì per la qualità del sito, per la fertilità del territorio (benchè picciolo), è importantissima, ma più per la fede tante volte mostrata da Legnaghesi dall’anno 1405 in qua, che volontariamente si consacrarono a questo Serenissimo Dominio, poiché non hanno temuto né spogli, né morte, anzi il tutto hanno animosamente soferto da crudelissimi nemici, più tosto che mai pensare ad altro prencipe, che alla Serenità Vostra.

Trattandosi adunque materia così importante et che ha tante consequenze, è necescario far qualche provisione, acciochè una tanto fortezza non resti desolata.

Non restando quella sua devotissima communità di reverentemente racordarle che per opinion sua, quando vi fosse introdotto qualche essercitio di momento le potria ridurse in assai buon termine, con universale consolatione.

Et questo saria se fosse introdotta in essa fortezza l’arte della pannina et della seda et, acciochè li huomeni s’aletassero aprontamente incaminarsi in questa mercantia, concederli per qualche anno la essentione dei datii, né altro si può immaginare la communità sua fidelissima, per hora, di ricordar alla Serenità Vostra, rimettendosi sempre al prudentissimo giuditio suo, che con il modo predetto, o con qual altro espediente che meglio le parerà, sovenghi et mantenghi una fortezza edificata dalla Serenità Vostra a quel fine che a lei è benissimo noto.

Et se li pare, anco di tore informatione del stato di essa fortezza dalli ultimi proveditori ritornati da quel governo, la resterà sicura della verità et risoluta di far qualche gagliarda provisione per publico servitio. Gratia.

1600 18 agosto

Che alla sopradetta supplicatione rispondano li rettori di Verona…; l’istesso faccia il proveditor di Legnago et li doi ultimi ritornati da Legnago…

(filza 353)