3.4 La seconda cedola testamentaria di Vincenzo Scroffa

Trascrizione a cura di Eleonora Stabile

Adi 2 Marzo 1612 in casa mia

polizza seconda

(10R)

Havendo io Vicenzo Scroffa fatto il mio testamento, come appar nell’atti di d. Medoro Rigoto sotto di 2 Marzo 1612, et havendo nel quarto e quinto capitolo dechiarato che il tempo che Polissena mia nessa nell’anno 1619 che havrà finito anni quindeci e mezzo, siano aperte le cedule signate in nome di seconde, et che sia essequito quanto in dette cedole sarà dechiarito, così circa i maritar di detta mia nessa, come in ogni caso, nella disposizione di fideicommisso delli miei beni. Dico essere questa una delle cedule seconde, et essere mia ferma volontà, che sia essequito quanto di sotto si contiene. Lascio sia maritata detta Polissena mia nessa nel signor Antonio Scroffa fiolo del quondam signor Camillo, ovvero nel signor Ottavio fiolo del signor Horatio Scroffa, quali d’età l’uno dall’altro di questi dui li è pocca diferenza; et mi questo voglio, et la ditta mia nessa si pigli quello per marito, che più a lei sarà di satisfattione, come porta il dovere, havendoselo da godere , et mancando uno di questi, voglio pigli l’altro, et se mancassero tutti dui, in questo caso per non esserli altri fioli di sua età, che possiano essere buoni in questa fameglia; et mancando come ho detto questi, voglio, et commando sia maritata in Vicenza, che non intendo sia maritata fuori di questa città à modo alcuno, essendo mia ferma intentione, et per il bene di detta mia nessa, resta lei, et la mia facoltà nella mia patria.

Conoscendo, et per esperienza veduto (10V) sian quelle hereditarole che alli miei giorni sono state maritate fuora della nostra città, qual fine habbiano havuto, et anco io ne posso parlare per havere havuto assai buona esperienza, et beati quelli quelli che all’altrui spese impara, prohibendo Dio in ogni tempo in tutto e per tutto, che non sia maritata fuori della mia città di Vicenza.

Lasciando sopra la conscienza di miei commissari, li quali prego in caso, così importante a non volersi gravare ma havere nianzi agli occhi la confidenza, che ho in loro, et l’obligo nel qual saranno di prottegere una fiola bisognosa di consiglio, et d’aiuto raccommandata alla loro fede d’elegere soggetto per tutte le qualità conveniente per marito a detta mia nessa; nel qual caso doveranno scordarsi ogni interesse, et trattare questo negozio come se fosse per maritar d’una loro propria fiola, et così li prego à far per l’amor che mi portano, et per l’amor de Dio obligandoli però in detto caso ad elegere il miglior soggetto che sarà in essere a quel tempo in questa mia città. Prohibendo in tutto e per tutto, che non voglio sia maritata in casa della fameglia da Porto, perché non voglio, che la mia roba, né la fiola vada in questa casa per giuste cause, che movono l’animo mio, et anco per il meglio di (11R) detta mia nessa, et questo lo proibisco nell’istessa maniera, et dirò qui di sotto, et in caso veramente, che detta mia nessa non si volesse maritar in detta casa della fameglia di Scrova, overo in caso di mancamento di quelli di Scrova in alcuno suggerito che dalli miei commissari sarà determinato, et giudicato , in modo alcuno non voglio li sia ammessa alcuna sua scusa, ma resti imediate priva di tutta la mia facoltà; eccettuado la legitima come ho detto nel mio testamento.

La qual mia facoltà in tal caso voglio; et ordino subito sia venduta da miei commissari, et del tratto di quella siano dati ducati diece mille all’Illustrissimo signor procurator Sagredo se sarà vivo in quel tempo, se non al clarissimo signor Zaccaria suo fiolo o suoi descendenti li quali in tal caso lascio liberi eredi delli detti ducati diece mille, et voglio et ordino che siano assignati in questo caso al signor Vicenzo stesso mio nepote ex sorore tanti beni per ducati dodeci millia in tante possessione per stima, et che sieno suoi, et de suoi descendenti maschi, et nati di legitimo matrimonio di donna nobile, et se non si havesse, o che mancasse senza discendenza mascolina, voglio et ordino che detti beni ritornino in casa et famiglia di Scrova nelli più prossimi del mio collonello il restante veramente del tratto, et si fa (11V) per la vendita di detta mia facoltà, lascio che sia dispensata per l’amor de Dio a luoghi pii obligando li detti illustrssimi signori Sagredi, che si troveranno in quel tempo a dover esser prottetori di questa mia volontà, et operare, che sia pontalmente essequida da miei commissari, come di sopra il che se non se ne incurassero di fare, lascio li detti ducati diece millia per questo effetto sieno dati all’eccellentissimi signori capi dell’eccelso consiglio di dieci, che si troveranno a quel tempo, accio che sieno loro li esecutori di questa mia volontà; confidandomi nell’integrità di quel eccelso magistrato, come ho detto nel mio testamento.

Dechiaro de più, che in caso che detta mia nessa Polissena mancasse in età pupillare, overo inanzi si maritasse, la mia facoltà habbia prima di tutte le cose a pagare li legati dichiarati nell’altra mia cedula segnata in nome di prima si tutto come in detta cedula, et maritandosi detta mia nepote, come prego il Signore che così succeda in uno di questi suggetti della famiglia di Scrova come ho di sopra detto, et che habbia figlioli maschi, voglio et ordino che la mia casa posta in contrade Lisiera sotto la sindicana di Santa Lucia con tutto quello che mi ritrovo in detta contra, e lochi circonvicini cosi di case, come terrenoi e fitti, siano del primogenito di detta mia nepote, il qual debba haver nome Vicenzo, et (12R) che debbano ditta casa et essi passare di primogenito in primogenito delli descendenti di detta mia nepote in infinito, et che debbano haver nome Vicenzo, et in caso che mancasse denari delli primogeniti passi nel secondogenito, et così similmente prohibendo sempre ogni detrattione di legitime trebelianiche et di qualongi altra sorte siano quali esser si vogliano delli sopradetti beni; essendo mia intentione ferma che passino come ho detto di sopra di primogenito in primogenito; ovvero nel maggior d’età in caso di morte, come ho detto di sopra del primogenito.

Il rimanente di tutti l’altri miei beni et facoltà lascio che siano heredi universali et residuari prima la detta mia nepote, et poi li suoi figliuoli, et fioli di fioli maschi legitimi, et nati di legitimo matrimonio nati et procreati in infinitum, prohibendo ogni detrattione come ho detto di sopra nella primagenitura specificato; et in caso che mancassero li descendenti di detta mia nessa, voglio che le donne siano indotate conforme alle forze della facoltà, et al modo solito della città a darsi le dote; et voglio in tal caso non essendo maschi siano venduto tutto quello, che si ritroverà di detta mia facoltà, et voglio siano duplicate le elimosine a quelli luoghi pii; che ho dichiarato (12V) nella mia cedula prima, la qual cedula prima, come questa seconda voglio, che siano registrate nelli protocolli dove è il mio testamento e non essendoli quel nodaro, sieno registrate in mano d’altri nodari publici, acciò non si smariscano dette cedule; ma che si possano ritrovare in ogni tempo, acciò si possano haver le sue debite esecuzioni.

Item lascio in tal caso che mancasse, come ho detto, mia nessa senza descendencia masculina, et che maritate le figliuole, come di sopra ho detto et che sia assignato ai signori Vicenzo Nievo o suoi descendenti maschi se ne sarà ducati diece milla, et se mancassero questi , voglio ritorni nella casa di Scrova nelli più prossimi del mio collonello.

Item ancora lascio in tal occasione al signor Horatio Scrova ducati sei mille né essendoli lui a suoi descendenti maschi. Item altretanti ducati sei mille all’eccellentissimo signor Francesco Scrova, o suoi descendenti, et voglio, et ordino che le elemosine, come ho detto di sopra siano date in una sola volta alli detti luoghi pii; perché dovendo essere venduta la facoltà la sarà in ragione di poter satisfare dette elemosine et se li detti miei commissari non fossero a quel tempo, et che non havessero sustituiti altri commissari in luogo suo, siccome ho dato autorità nel mio testamento di poter fare (13R) voglio, et ordino in tal caso, non lasciar detta mia facoltà senza commissari, voglio dico siano cinque eccellentissimi dottori di più vecchi del collegio di questa città siano questi, et habbiano da effettuar detta mia volontà; li quali signori et eccellentissimi prego per l’amor de Dio, et per quella religione, et hanno a quali gliene carico la consulenza qualongi volta che non facessero con quella carità, giustizia, et ricerca una attione tale , che le sia raccomandata la povertà, et dispensare tutto quello che li sarà a quel tempo di detta mia facoltà, et perché so che al presente li sono facultà di valore di molte migliaia de ducati: non so quelli li sarà a quel tempo, voglio però lasciar solo quello che posso lasciare, o più o meno, siccome apporterà il valsente de detta mia facoltà.

Et voglio et ordino in segno di gratitudine sia fatto a detti eccellentissimi signori una vesta di velluto per cadauno di detti signori commissari et sarano cinqui , acciò la godino in segno d’amore, et della buona confidenza, che si deve havere in persone onorate, et da bene per ogni conditione, a quali racomando per amor del Signore la povertà, et che debbano effettuare quanto ho ordinato in detta mia cedula, e di pensar a quelli lochi più bisognosi della città che parerà alle loro prudenze.

Io Vicenzo Scrova di propria mano scrissi testimoni

Io Heleno Fracanzano fui presente al consignar della presente (13V) cedula al signor Medoro Rigoto nodaro rogato del detto testamento dal signor Vicenzo Scrova

Io Maschio Marisa, fui presente in tutto come di sopra è stato detto per la sottoscrittione del suddetto XXX Heleno Fracanciano

Io Girolamo Mulano fui presente ut supra

Io Conte Trissini fui presente ut supra apposta, et publicata alla presentia dell’illustrissimi signori Rettori per esecution di tre ducati la sopradetta cedula per me Medoro Rigoto nodaro per autorità veneta; sotto di mercore la notte a due hore venendo li 20 Decembre 1619 essistenti in una delle camare delli Illustrissimi signori capi alla presentia di molte persone, tra quali furon rogati li Magnifici et Eccellentissimi Signori Camillo Valle, et Giulio Volpe per testimoni

Ego Medoro Rigoto Filius quondm Joseph de Malado Publicus auctoritate veneta notarus Vincentie suprascriptam cedulam tradidi ac pro fide subscripsi, atque signavi