13.9 Mattinata

Un bacio poteva possedere un’inaudita violenza…

Serenissimo Principe

Antonio, figliolo di Bartolomeo Bertolin dal luogo de Miran, fece promovere a me Nadalin Violato, mercante del detto luogo, matrimonio fra uno dei suoi fratelli et una mia figliola unica, dissegnando sopra la mia facoltà.

Non parve per le ragioni mie et per la libertà di cui vive sotto questa felicissima patria di farlo, havendo io dissegno sopra altro soggetto.

Così ne fu stabilito matrimonio con d. Hieronimo Mutona, cittadino di Treviso.

Hora questa mia rissolutione arrecatali, questo Antonio ad ingiuria, et per ciò volendosi con dishonore e della sposa e del sposo e mia vendicarsene, con temerario ardimento, intollerabile in qual si voglia soggetto di ogni più alta fortuna, non che ad uno fornaro di una picciola terra, fece adunanza di molti huomini al numero di 14 e più, fra quali uno Evangelista Poretto, Antonio Recan.i, Nadalino Di Lazari, Baldissera Bottazzo et altri.

Et adunati tutti insieme in una casa sulla piazza, avanti la quale convenivano i sposi passare con la loro compagnia nello andare al sponsalitio, aspettato il ritorno della chiesa e tutti questi ingiuriosi huomini alle finestre gridando ‘becchi, puttane, etc.’, con le più obsene et vituperose ingiurie dei più vili e nefandi postribuli, con strepito de voci e vituperii accompagnarono quella honesta compagnia d’huomini e di donne, non mancando tuttavia più volte di ripetere i medesimi strepiti, con sbarare archibugi et altri insolenti et vituperosi romori, continuando sino alle sei hore di notte.

I quali, con universale displicenza e interesse, chiamano qualche estraordinario essempio a consolatione dei buoni et a levare altri più gravi scandali, poichè sendo questa seta di molti huomini e da così fatta temerità, potendosi pronosticare ogni altro più temerario eccesso, è ragione che la giustitia e prudenza publica ne prenda qualche pietosa protettione.

Pertanto, supplico io Nadalino predetto, per nome mio e dei sue sposi et per la ricuperatione dell’honore di tante honeste persone offese da questa turba di tristi huomini, presa informatione dal clarissimo signor podestà di Padova, a voler delegare questo caso all’officio dell’Avogaria, acciochè ne nasca uno tale essempio che non sia chi mai più tanto temerariamente ardisca contro la comune sicurtà et honestà commettere così fatte insolentie.

Et alla sua buona gratia mi inchino et raccomando.

1591 a 2 marzo

Che alla sopradetta supplicatione rispondino li rettori nostri di Padova et ben informati delle cose in essa contenute, visto, servato et considerato quanto si deve, dicano l’opinion loro con giuramento et sottoscrittione di mano propria, giusta la forma delle leggi.

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