1.2 Biografie al femminile

Se la biografia in genere comporta alcuni rilevanti problemi interpretativi legati a questioni contestuali e di rappresentatività, a maggior ragione la biografia nella sua dimensione al femminile presuppone, a sua volta, una riflessione preliminare che ne definisca le caratteristiche e le specificità. E’ noto come ogni ricostruzione biografica che non si riferisca strettamente a personaggi storiograficamente conosciuti, implichi non tanto una questione di rappresentatività (che pure è teoricamente presente), quanto piuttosto una sua significativà rispetto al contesto esaminato. Se infatti il problema della rappresentatività può essere, in un certo qual senso, considerato superfluo alla luce di problemi, mai scontati e mai del tutto ininfluenti, di chi guarda con occhi diversi al passato, è pur vero che la dimensione di talune biografie minime (per la specificità sociale e contestuale) comporta molto spesso rilevanti problemi documentari e una sorta di debolezza interpretativa sul piano storiografico, nel senso cioè che non sono del tutto chiari o precisi i suoi collegamenti con il contesto storico che la racchiude. E se è pur vero che ogni biografia costituisce un unicum, che non può essere integrato con altre biografie ritenute plausibilmente simili, non è così sempre semplice e possibile valorizzarne i significati intrinseci alla luce delle sue trasformazioni (nel senso che ogni biografia, nella sua narrazione, racchiude in sè pure le trasformazioni del contesto stesso). Se, all’incontrario, la biografia, per la sua specificità e le sue intrinseche caratteristiche, rivela uno spessore (documentario ed interpretativo) che suggerisce i nessi continui (molteplici e diversi) con il contesto esterno, appare evidente che essa assume una rilevanza incontestabile (come nel caso della biografia di Zanzanù). Una rilevanza che ha anche uno spessore che potremmo definire politico, in quanto la sua significatività storica è decisamente incontestabile, anche posta a confronto con indagini che, muovendosi a largo raggio, tendono ad arrogarsi una presunta superiorità interpretativa. Per fare un esempio: può essere molto più significativa un’indagine sull’istituto del fedecommesso (o su altre questioni successorie) condotta avvalendosi di biografie dense, che non di un’analoga ricerca che invece, muovendosi a volo d’uccello, tende ad offrire una visione di carattere generale, che difficilmente è in grado di delineare con sufficiente precisione i contorni del problema.

Queste osservazioni riguardano ovviamente anche qualsisasi biografia incentrata su personaggi femminili. Trattandosi di soggetti deboli sul piano del contesto esaminato, appare evidente che la realizzazione di qualsiasi biografia femminile è alquanto più ardua e, tranne nei casi, in cui si dispone di una descrizione densa (non così frequente), i risultati spesso non giustificano l’operazione concettuale che sta alla base della ricostruzione biografica. Va però aggiunto che, proprio perché riguardano soggetti deboli sul piano constestuale, le biografie femminili racchiudono in sè, nei loro significati simbolici ed interpretativi, molte interrelazioni sociali, giuridiche e antropologiche. Si pensi, ad esempio, alla dimensione dell’onore. E un ottimo esempio, in questa direzione, è data dalla vicenda biografica di Euriemma Saraceno e dalla sua contestata legittimità. Nel personaggio di Euriemma emerge la figura controversa del padre Piero Saraceno, la dolorosa immagine della madre Trivulzia e, più in generale, le contraddizioni del suo lignaggio. La specificità tendenzialmente debole della biografia femminile suggerisce una dimensione storica che spesso è difficilmente percettibile in quei voli d’uccello di cui si diceva. E’ inoltre proprio la biografia al femminile che spesso riesce a delineare talune incongruenze ideologiche collegate alla dimensione di genere (come nel caso della figura di Anna Ferramosca). In definitiva, si può affermare che se la biografia al femminile è alquanto più complessa nella sua realizzazione, essa però è pure provvista di interrelazioni sociali di grande spessore. Questa constatazione può essere meglio colta se si colloca il personaggio femminile nella sua (maggiore o minore) aderenza ai valori ritenuti predominanti sul piano sociale. Se il personaggio femminile si pone infatti ai confini (ad esempio un’infanticida o un’adultera) o è, di per sè, di confine (portatrice cioè di nuovi valori) appare evidente che la sua rilevanza biografica è data dalle possibilità di misurare adeguatamente lo scarto, lo iato, che la separa dalla normalità, dalla regolarità. Se, all’inverso, la biografia femminile si colloca pienamente in un determinato contesto sociale, registrandone incongruenze e dissonanze, è proprio la sua regolarità che appare significativa, in quanto in grado di rivelare tensioni e conflitti dello stesso contesto in cui si inserisce. La lettura delle biografie che seguono può dunque essere oltremodo interessante sul piano della riflessione e della discussione.

Per quanto riguarda il periodo esaminato si può osservare, relativamente ai problemi esaminati, ma l’osservazione potrebbe essere estesa anche ad altri contenuti, che la biografia femminile rivela la sua intensità interpretativa nella molteplicità dei ruoli che la donna è chiamata ad assumere nel contesto sociale e politico: madre, moglie e figlia, ma anche vedova: un ruolo, quest’ultimo, che sembra riunire, spesso drammaticamente, le tre precedenti posizioni. Inoltre se la donna è percepita nell’ambito della (sua) parentela nelle interrelazioni ideologiche maschili (agnazione), è pur vero che ella entra nel nuovo lignaggio come un’ospite desiderata e temuta al contempo: elemento importante della continuità del lignaggio, ma anche soggetto estraneo che può intaccarne la solidità e la stabilità. E, nell’ambito stesso del suo lignaggio, in cui gode di una posizione privilegiata, la donna, in quanto figlia, può costituire una seria minaccia se, dopo il matrimonio, tende ad enfatizzare il nuovo ruolo di moglie (emblematica la vicenda di Euriemma Saraceno). Si potrebbe osservare che l’indubbia rilevanza del ruolo femminile nel Sei-Settecento sembra costituire un tentativo da parte del lignaggio di arginare le tensioni implicite nel ruolo femminile. L’ampliamento dei suoi diritti ereditari (indubbi nella tarda età moderna) potrebbe infatti essere la risposta di un lignaggio ormai indebolito sul piano ideologico e politico.